Venerdì 19 Aprile 2024

Prima sfida Schlein-Meloni Lavoro e diritti, affondo Pd

Confronto a distanza nel corso del question time. Ma prevalgono i toni soft

di Cosimo Rossi

Introdurre anche in Italia un "salario minimo" per aumentare retribuzioni e dignità del lavoro? Nel corso del suo primo Question time, la premier Giorgia Meloni risponde alla segretaria del Pd Elly Schlein che data l’elevata copertura della contrattazione collettiva, il governo "non è convinto che il salario minimo legale sia efficace". Anche se le parole più tranchant e rilevanti Meloni le riserva alla ratifica del Mes: "Finché ci sarà un governo guidato dalla sottoscritta, l’Italia non potrebbe mai accedere". "C’è un dramma di cui non sentiamo parlare mai – esordisce Schlein rivolta alla premier –. La precarietà, il lavoro povero, più di tre milioni di lavoratrici e lavoratori poveri anche se lavorano". Per questo "occorre fissare per legge un salario minimo, perché sotto una certa soglia non è lavoro ma sfruttamento" dice Schlein. Argomento scelto a proposito dalla nuova segretaria nel giorno di apertura del congresso Cgil a Rimini. Il salario minimo per il Pd si configura come strumento "complementare alla contrattazione", a sua volta da "rafforza anche attraverso una legge sulla rappresentanza che spazi via i contratti pirata". Parole cui il leader della Cgil Maurizio Landini fa eco da Rimini.

Scrutate dai colleghi e ancor più dalla curiosità pelosa dei media manco fossero due marziane, il duello tra Schlein e Meloni si svolge sul limine tra il galateo e la retorica assembleari, tra sforzi di sincerità e demagogia. Il lavoro povero "è una priorità del governo", risponde la premier dando atto "dell’onestà intellettuale" della sinistra che "dopo anni di governo registra la crescita della povertà in Italia". Sennonché per la premier il salario minimo "rischierebbe di creare per molti lavoratori condizioni peggiori di quelle che hanno oggi e fare, per paradosso, un favore alle grandi concentrazioni economiche alle quali conviene rivedere al ribasso i diritti dei lavoratori".

Meglio "estendere la contrattazione collettiva anche nei settori nei quali non è prevista" e "tagliare le tasse sul lavoro". Mentre sui congedi parentali Meloni si dice "molto d’accordo", rivendicando il mese in più già inserito e promettendosi "sempre disponibile". Il che non soddisfa certo la segretaria dem. Che, contestando la direzione "opposta e sbagliata" di un governo ossessionato da migranti, rave, ong e omofobia, accusa palazzo Chigi di "incapacità, approssimazione, insensibilità". Quanto invece al Mes "vorrei ricordare che, nonostante l’accordo modificativo sottoscritto dall’Italia risalga a gennaio 2021, la riforma del trattato non è mai stata portata a ratifica", dice Meloni sostenendo che la "materia necessiti di un approfondimento". Parole che suscitano la replica inorridita soprattutto del Terzo Polo.