Pensavamo di esserci lasciati alle spalle la pandemia, la paura della morte per malattia. Credevamo di avercela fatta, di aver recuperato l’agognata normalità. Ci sbagliavamo. Eccoci di nuovo in mezzo al guado, stavolta a tu per tu col rischio di una guerra nucleare. Noi tutti, in particolare gli adolescenti, il nostro futuro, che, nel giro di due anni e poco più, si sono trovati a fare i conti prima col Covid, ora con l’arsenale atomico in mano allo zar Putin. "La vita è imprevedibile, non potrà mai dipendere interamente da noi – liquida le illusioni Alberto Pellai, medico e psicoterapeuta dell’età evolutiva –. Anche i ragazzi sono chiamati a farne esperienza, ma l’errore più grande che possiamo fare è tenerli coperti, al sicuro come se quanto sta accadendo non ci fosse. Piuttosto bisogna aiutarli a fare ciò che la loro età esige per un sano sviluppo: prendersi dei rischi calcolati per esplorare il mondo circostante, anche adesso. Con la possibilità magari di scoprire dentro di sé una resilienza maggiore delle generazioni che li hanno preceduti in questi ultimi decenni contrassegnati da pace e benessere". Il reportage: statue coperte e messe nei bunker. Così Leopoli si prepara alle bombe Non pensa piuttosto che i ragazzi finiscano per viversi come degli ‘sfigati planetari’ proprio perché incappati in uno stato d’emergenza dietro l’altro? "Mi rendo conto che dal 2020 a oggi siamo piombati in uno stato d’allerta permanente, una condizione pericolosa per gli adolescenti in quanto mette a dura prova le sicurezze conseguite nell’infanzia. Quelle indispensabili per uscire fuori, sperimentare e fare esperienze al fine d’imparare a relazionarsi con gli altri e con sé stessi. Tuttavia, assecondare una visione così sconfortante riduce l’esistenza dei ragazzi al solo aspetto della fatica quando per fortuna la vita non è solo questo". Vuol dire che rischiamo ...
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