Omicidio Reggio Emilia, nuove accuse al killer: "Prima di ucciderla l’ha violentata"

Il pm: "È un soggetto altamente pericoloso". Davanti al Gip, Genco non ha mostrato segnali di pentimento

Cecilia Juana Hazana Loayza, 34 anni

Cecilia Juana Hazana Loayza, 34 anni

Reggio Emilia, 24 novembre 2021 - Prima di tagliarle la gola, avrebbe abusato di lei. C’è anche la violenza sessuale tra i reati ipotizzati a carico di Mirko Genco, il 24enne rappresentante parmigiano reo confesso dell’omicidio della sua ex, la 34enne peruviana Cecilia Juana Hazana Loayza, sgozzata nella notte fra venerdì e sabato nel buio del parco dell’ex Polveriera, a pochi passi dalla casa dove la vittima abitava con la mamma e il figlio di un anno e mezzo.

Nel primo interrogatorio – concluso con la confessione del killer e il fermo – il rappresentante di commercio aveva raccontato che la ragazza era ubriaca, che lo aveva seguito volontariamente verso casa e che con lei aveva avuto un "rapporto consenziente" nell’area verde della prima periferia cittadina dove poi la giovane è stata trovata morta al mattino.

Il pm Maria Rita Pantani, titolare dell’inchiesta, non esclude che la vittima possa aver subìto un abuso poco prima di essere uccisa, proprio quando era forse annebbiata dall’alcol – su questo però non c’è al momento conferma, lo diranno gli esami tossicologici – e stesa a terra, tramortita. Alessandra Bonini, l’avvocato difensore di Genco, invita alla cautela: "Prima di commentare, aspetterei l’autopsia: al momento non abbiamo prove. Anche a detta del pm, non c’è certezza della violenza", dichiara. L’assassino – in videocollegamento dal carcere – ieri si è avvalso della facoltà di non rispondere alle domande del gip Silvia Guareschi.

L’udienza è durata un’ora e un quarto. Il pm Maria Rita Pantani ha definito il giovane "socialmente pericoloso", e chiesto la custodia cautelare in carcere. Il giudice si è riservato la decisione.

Genco deve rispondere di omicidio con tre aggravanti: futili motivi, l’aver colpito una vittima di stalking reiterato da parte sua e in condizioni di minorata difesa. Alle due accuse più gravi si aggiungono l’appropriazione indebita (delle chiavi di casa della ragazza, prese dopo averla tramortita), la violazione di domicilio (per essere andato a prendere a casa della vittima il coltello con cui poi l’ha uccisa) e il porto abusivo d’armi.

Al momento la Procura non ravvisa la premeditazione: il coltello sarebbe stato prelevato in casa di lei, sul momento, mentre il bimbo dormiva. Secondo la ricostruzione più accreditata, Genco avrebbe visto sui social la foto in cui Cecilia appariva sorridente con altri amici, in un locale, e – in preda alla sua ossessione – l’avrebbe raggiunta davanti al ristorante. Poi, lungo la strada, la feroce aggressione.

Su dove sia andato dopo il delitto, non c’è chiarezza: la mattina dopo, comunque, è stato bloccato dai carabinieri mentre stava vendendo contratti porta a porta, lucido, come in un giorno qualunque. Del resto, nel fascicolo che aveva portato alla concessione del patteggiamento e alla sua liberazione – nonostante le tre denunce presentate da Cecilia – non erano emersi disturbi psicopatologici.

Intanto la città si mobilita. Molti locali raccoglieranno fondi per aiutare il bimbo di Cecilia, un’altra vittima di questa tragedia.