Price cap, Europa (ancora) divisa Meloni: proposte insufficienti

La Repubblica ceca: tetto a 200-220 euro. La premier: "Così non si difendono le imprese e le famiglie". Incontro rinviato a lunedì. L’allarme della Commissione europea: "Il tempo del dibattito è finito"

di Elena Comelli

Rien ne va plus. Nella roulette del price cap al gas ieri è spuntato un tetto a 200-220 euro a megawattora, messo sul tavolo dei ministri dei 27 dalla presidenza ceca dell’Ue, nel Consiglio Energia straordinario di Bruxelles che prelude al vertice finale della prossima settimana. In quest’ultima versione di compromesso, il meccanismo di correzione si attiverebbe se i prezzi sull’hub europeo del gas Ttf di Amsterdam raggiungessero la soglia di 200-220 euro al megawattora per un periodo compreso fra i tre e i cinque giorni, e se il divario rispetto al prezzo di riferimento fosse superiore a 35 euro. Un tetto molto calato rispetto alla proposta iniziale di 275 euro, ma l’accordo non c’è.

"La proposta della Commissione è insoddisfacente perché inattuabile", ha tagliato corto ieri Giorgia Meloni durante l’informativa a Montecitorio. Prima di tutto, ha detto, bisogna frenare la speculazione. "La posta in gioco per la Ue è alta, perché definisce la capacità stessa dell’Europa di proteggere le sue famiglie e le sue imprese". La soluzione dovrebbe essere comunitaria, ma la premier si dice pronta a intervenire a livello nazionale.

L’eterno dibattito sul price-cap del gas, intanto, sta bloccando anche una serie di altre misure contro il caro bollette, tra cui il prezzo agevolato dell’energia alle famiglie più viruose, su cui i Paesi pro-tetto hanno messo il veto se non c’è accordo sul price-cap. "I cittadini europei soffrono, le imprese europee stanno chiudendo e l’Europa discute inutilmente: il tempo delle consultazioni è scaduto", è sbottato ieri il ministro dell’Energia greco Konstantinos Skrekas.

La Grecia e altri Paesi, in primis Italia e Polonia, ritengono che un tetto proteggerebbe le loro economie dagli alti prezzi dell’energia, mentre Austria, Germania e Paesi Bassi temono che potrebbe deviare i fornitori di gas verso altri mercati energetici, più remunerativi dell’Europa. "Tutti devono mostrare una certa flessibilità e accettare qualche compromesso", ha sostenuto ieri il commissario europeo per l’Energia Kadri Simson. "Le due questioni sono il livello e la portata del prezzo massimo", ha spiegato un alto diplomatico, aggiungendo che non tutti i Paesi sono aperti a concludere un accordo e la Germania è fra i più strenui oppositori.

La prospettiva è di convocare un’altra riunione domani, prima che i ministri dell’Energia si incontrino di nuovo la prossima settimana. Ciascuna delle due fazioni potrebbe però avere abbastanza voti per bloccare un accordo. In questo caso, la Francia potrebbe rivelarsi l’ago della bilancia.