Martedì 23 Aprile 2024

"Prezzi alti, instabilità e paura L’Italia non regge una guerra lunga"

L’analista Caracciolo: tenuta sociale a rischio. "Non siamo pronti ai sacrifici, preparare l’opinione pubblica"

di Beppe

Boni

Tempi lunghi sul fronte orientale. Finché non si chiude la partita del Donbass la guerra d’Ucraina appare come un conflitto con una linea di orizzonte ancora molto lontana per la pace. Lucio Caracciolo, direttore della rivista di geopolitica Limes, non vede nubi di ottimismo a breve.

Quanto può durare questo conflitto?

"Dal punto di vista geopolitico è potenzialmente infinito perché l’Ucraina già dall’impero sovietico era un terreno instabile. Sul campo potrebbe avere una battuta d’arresto forse entro la fine dell’estate".

Uno stop parziale?

"Il rischio dell’esaurimento delle energie militari è possibile che rallenti il conflitto. Gli ucraini sono più deboli, ma anche i russi sono forse al limite".

E dopo?

"Le truppe di Mosca ora non sono in grado di puntare su Kiev, ma hanno in testa di prendersi almeno la metà dell’Ucraina".

Quindi che fare?

"A oggi la difesa militare è inevitabile, pur con la prospettiva di un cessate il fuoco".

Quanto l’Italia può reggere i contraccolpi del conflitto?

"Il Paese può reggere a fatica il prolungamento della guerra. Il razionamento dell’energia, il prezzo del carburante, l’inflazione e l’instabilità dell’eurozona sono pesanti. Poi ci sono forti problemi di adattamento".

In che senso?

"La tenuta sociale è a rischio per i motivi di cui sopra. Culturalmente non siamo attrezzati ad affrontare situazioni così dure. I cittadini sono in sofferenza. Da tre generazioni l’Italia non conosce crisi da guerra".

La gente capisce che i sacrifici sono necessari?

"Non ne sono sicuro. Per questo penso che da parte delle istituzioni vada modificato il sistema informativo per preparare l’opinione pubblica a mesi futuri di sacrificio che rischiano di essere molto pesanti".

Qual è la costola più debole della nostra economia?

"Si combinano più fattori. Mancano le materie prime, la catena della logistica si accorcia, gas ed energia pesano troppo su famiglie e imprese".

La Russia percepisce l’Italia come un vicino di casa ostile.

"Sul terreno non siamo un attore bellico protagonista rispetto ad altri, pur avendo fornito armi. Ma sotto il profilo economico facciamo la nostra parte".

Il tetto al prezzo del gas proposto dal premier Draghi al vertice di Kiev è fattibile?

"È una proposta ragionevole e se non si trova un accordo significa che è troppo ragionevole. Speriamo nel sì della Germania, altro Paese che in questa crisi ha visto cadere molte delle proprie storiche certezze".

Chi può decidere le sorti del conflitto: Europa o Stati Uniti?

"Soprattutto gli Usa. L’Europa è fatta di Europe diverse dove gli attori più forti hanno potenzialità superiori, ma non definitive, per intervenire con decisione".

Come è divisa l’Europa?

"In due fronti. Da una parte Gran Bretagna, Paesi scandinavi e Polonia che sono scatenati. Dall’altra Francia, Italia e Germania più moderati e più tesi alla ricerca di un accordo rapido".

Gli Usa dove vogliono arrivare?

"La loro posizione sembra meno interventista anche se continuano a fornire finanziamenti e armi all’Ucraina. A loro interessa molto indebolire la Russia in funzione anti Cina, essendo questi due Paesi molto vicini fra loro e sostanzialmente partner".

Cedere il Donbass può essere una strada per chiudere il conflitto?

"Kiev non accetterà di lasciare il Donbass a Mosca con un accordo. Qui la partita si decide con le armi. Solo successivamente sarà possibile percorrere una via diplomatica".