L’attesa è tutta per maggio, l’occasione già fissata: la prossima assemblea generale della Conferenza episcopale italiana, oltre a definire la terna per la scelta – ancora in capo al Papa – del nuovo presidente dei vescovi, salvo sorprese darà anche un primo via libera all’avvio di uno studio che misuri la portata dello scandalo pedofilia nelle 226 diocesi. Un’accelerazione improvvisa, dopo le rigide prudenze del passato prossimo, dettata soprattutto dalle recenti pubblicazioni di report sugli abusi stilati dalla Chiesa francese e dall’arcidiocesi di Monaco. "I tempi sono maturi anche da noi per sviluppare un’iniziativa in merito, sono favorevole e credo che la prossima assemblea prenderà una decisione in tal senso – conferma il vice presidente della Cei, Erio Castellucci, arcivescovo di Modena e Carpi, tra i papabili per il dopo Bassetti al vertice dell’episcopato –. Il confronto interno è più che altro sulla forma da conferire a un simile studio". Davvero i dossier sulla pedofilia fanno bene alla Chiesa? "Sul momento feriscono, perché mostrano le terribili sofferenze delle vittime, minori abusati. Sul lungo termine, però, sono salutari in quanto sono operazioni verità che ci ricordano come anche negli ambienti ecclesiali esistano dei lupi. Ci spronano a cercare strumenti per individuarli, intervenire e prevenire le violenze dove possibile". Come si articolerà la ricerca sugli abusi nel nostro Paese? "È ancora presto per dirlo. A fronte di una volontà di trasparenze in materia che si avverte fra noi vescovi, resta da capire come calare questa iniziativa nel nostro contesto. Ci sono difficoltà da affrontare". A che cosa si riferisce? "Abbiamo più del doppio di diocesi della Francia e oltre il quintuplo di quelle tedesche. Inoltre c’è il problema d’intercettare e dare voce alle vittime: esiste un senso di vergogna nel raccontare queste sofferenze. Anche per tale motivo ritengo sia importante coinvolgere nello ...
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