Giovedì 25 Aprile 2024

Il sacerdote sposato: con moglie e figlio in Vaticano. "Anche papà diceva messa"

La storia del reverendo citato dal Papa. È di rito orientale, quindi il matrimonio è ammesso. Lavora in Segreteria di Stato a Roma: ogni mattina va in ufficio in giacca e cravatta

Città del Vaticano, 13 marzo 2023 - Più unico che raro in Vaticano, un caso molto diffuso in realtà nella chiesa attuale del Medio Oriente: il sacerdote uxorato. Il reverendo Elias Raji al Bdeiwi, presbitero siriano di rito orientale in servizio come officiale presso la Segreteria di stato vaticana, è il prete cui papa Francesco ha fatto riferimento qualche giorno fa quando, alla vigilia dei suoi dieci anni di pontificato, ha dichiarato, quasi lasciando prefigurare un nuovo strappo, che il celibato non è "un dogma", ma solo una disciplina, "una prescrizione temporanea". E per chiarire il concetto ha citato proprio il caso del reverendo al Bdeiwi, unico prete del genere oltre le mura leonine, pur senza nominarlo. "Nella Chiesa cattolica ci sono preti sposati: tutto il rito orientale è sposato. Tutto. Qui in Curia ne abbiamo uno, oggi l’ho incontrato, che ha la moglie, un figlio", ha detto salvo poi chiarire che, in ogni caso, lui stesso non è pronto a vedere una simile realtà diffusa a maglie larghe in tutta la Chiesa.

Don Elìas Raji Al Bdeiwi con la moglie: è il prete sposato citato dal Papa
Don Elìas Raji Al Bdeiwi con la moglie: è il prete sposato citato dal Papa

Fatto sta che pur essendo una condizione che molti cattolici ’occidentali’ guardano con diffidenza, riluttanza se non proprio con sospetto, in Vaticano e dallo stesso Francesco viene giudicata "normalissima", appunto perchè espressione di una tradizione che in realtà parte dagli stessi apostoli (erano tutti sposati) e che, a differenza che nel cosiddetto mondo di rito latino dove è stata spezzata a partire dal IV secolo, in Oriente non si è mai interrotta. Il reverendo Al Bdeiwi prende servizio tutte le mattine in Segreteria di stato come un dipendente tra gli altri, non veste la talare, ma in giacca e cravatta. Sul suo profilo Facebook mostra con orgoglio, lui che è pure figlio d’arte essendo figlio di un prete, le foto del matrimonio con la consorte conosciuta durante gli studi teologici in un Istituto orientale siciliano. Tra l’altro, nel rito di ordinazione, di prassi si chiede il consenso della moglie se intende aiutare il marito nel suo servizio. Quasi ad equilibrare un po’ le cose, se nella foto profilo mostra un’immagine che lo ritrae con la moglie, in quella di sfondo un momento in cui concelebra in chiesa. Istantanee, insomma, che potrebbero far pensare più a un diacono o a un semplice laico nell’immaginario collettivo occidentale.

In Siria, nel rito greco melchita come in altri che afferiscono alle chiese orientali, invece, non c’è nulla di contraddittorio. Proprio nell’anno in cui è convolato a nozze, il reverendo ha dato alle stampe un testo dal significativo titolo ’Il diritto particolare della chiesa greco-melkita cattolica’. Si tratta proprio di quello studio che serviva per dare attuazione, in termini tecnici "applicazione singolare" alle disposizioni del Codice di diritto canonico delle Chiese orientali licenziato da Giovanni Paolo II nel 1990. E ripreso anche da Benedetto XVI che aveva parlato della chiamata alla "santità" dei preti sposati. Poi, in anni recenti, una deliberazione specifica di Francesco per definire meglio le discipline di singole chiese ’sui iuris’.

Quello che però non viene specificato in tanti testi e delibere è che il sacerdote di rito orientale regolarmente sposato e con figli non ha certo limiti nell’esercizio pastorale ma non vedrà mai la sua ’carriera’ ecclesiastica salire ai piani di vescovo, men che mai di cardinale (leggi anche Papa). Nel rito latino, quello del presbiterio è un ’sacrificio’ e questa visione, con buona pace dei dodici apostoli, appare molto lontana dal tramontare.