Sabato 20 Aprile 2024

Prete sposa una coppia di musulmani "Basta steccati, siamo tutti figli di Adamo"

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Le nozze che non ti aspetti, un matrimonio che accorcia le distanze fra popoli e fedi. Protagonisti a Genova due giovani iraniani, di religione musulmana, e un prete cattolico in fascia tricolore ad officiarne l’unione con rito civile. Non un parroco qualsiasi, intendiamoci, ma don Paolo Farinella, classe 1947, prete della chiesa di San Torpete, nel centro storico della Città della Lanterna, uno che, sull’onda dello spirito del Concilio Vaticano II, nel suo mezzo secolo in talare (anche se predilige gli abiti civili) si è conquistato sul campo il titolo di eroe della laicità. Anche a costo di far storcere il naso a qualche benpensante, come in occasione della sua battaglia, una dozzina di anni fa, per la rimozione dei crocifissi dalle aule scolastiche. E come accadrà anche in questo caso, senza che per questo lui perda il sonno.

Laureato in Giurisprudenza lo sposo, prossima all’alloro in Ingegneria lei, i coniugi si chiamano Mohammad Kodadoustan Shahraki, 35 anni, e Faranak Forouzanjahromi, 26. Per amici e conoscenti sono Mo e Farah. Da tempo si sono traferiti in Italia con l’obiettivo di studiare e formare una famiglia, ma, tra l’embargo degli Stati Uniti a Teheran e le strette del regime, non hanno avuto sempre vita facile. Complici le sanzioni americane, la moneta iraniana ha subito una forte svalutazione e Mo si è trovato in grossa difficoltà nel continuare gli studi, nonostante gli mancassero solo otto esami e la sua media fosse più che eccellente. Lavorando quattordici ore in un minimarket, gli restava troppo poco tempo per mettersi sui libri. Ma proprio quando stava per sventolare bandiera bianca, cinque anni fa ha trovato sulla sua strada don Farinella. "Mi ha chiesto aiuto e io, vista la sua dedizione e serietà, non ci ho pensato due volte a dargli una mano – racconta il prete –. Con i fedeli di San Torpete abbiamo organizzato una rete di solidarietà che sono felice abbia contribuito a fargli raggiungere la laurea e a consentirgli di sposare Farah".

E chi poteva essere a quel punto il celebrante del matrimonio se non lo stesso don Farinella? Detto e fatto, con oltre sessanta invitati provenienti da otto nazionalità a darsi appuntamento sotto le volte di Palazzo imperiale, scrigno del ’500 genovese, candele e candelabri sullo sfondo. E da remoto lacrime e sorrisi anche per i familiari degli sposi che hanno potuto assistere al rito dall’Iran attraverso Meet. "Non ci sono confini, siamo tutti figli di Adamo e questo matrimonio lo dimostra una volta di più – è il messaggio lanciato da don Farinella –. Mai come ora che l’intolleranza e il rischio di rigurgiti nazionalisti sono all’ordine del giorno c’è bisogno di gesti che uniscono". La Curia non ha posto obiezioni al suo ruolo di celebrante. Almeno stavolta il prete intransigente (nel nome del Vangelo) si è risparmiato il braccio di ferro con l’autorità ecclesiale.

Giovanni Panettiere