Giovedì 18 Aprile 2024

Pressing di Zaia per la terza dose "Se serve, bisogna partire subito"

Il governatore: anziani e operatori sanitari non possono restare scoperti in inverno. Ma i farmacologi frenano

di Giovanni Rossi

Deciderà la scienza, ma pungolarla magari aiuta. Cresce il pressing su Aifa, Cts, ministero della Salute. L’ipotesi della terza dose vaccinale immediatamente estesa oltre la platea dei fragili, dei dializzati e degli immunodepressi, agita il quadro politico. Le richieste dell’Onu e dell’Oms restano senza ascolto. Luca Zaia, presidente del Veneto e uomo simbolo del leghismo nordista-produttivista che sull’immunizzazione non traccheggia, spedisce messaggi chiari: "Se serve la terza dose – ipotizza con formula retorica – deve essere pianificata con urgenza perché la nostra priorità è di non affrontare l’inverno con anziani e sanitari con copertura anticorpale bassa. Noi siamo pronti: abbiamo un milione di dosi tra Moderna e Pfizer in magazzino". Come dire: se poi Roma deciderà in ritardo, noi avevamo avvisato. Un obiettivo ambizioso: inoculare subito la terza dose a "vecchi over 80" e poi procedere "per fascia d’età", con attenzione particolare "ai medici immunizzati nove mesi fa".

Alla polemica dal calibrato valore istituzionale Zaia abbina una rasoiata sui renitenti all’immunizzazione. "Visti i dati, la campagna si deve basare sul dialogo, l’informazione e l’efficienza del servizio. Gravissimo che il governo non stia facendo una campagna di informazione perché vaccinarsi è condividere un progetto non solo personale ma di comunità", afferma il governatore veneto rivendicando il ruolo di vittima dell’esecutivo (che pure il Carroccio sostiene). Sì, Zaia chiede chiarezza su tutto, arrovellandosi anche sulle questioni più tecniche. "Chi ha cominciato con Astrazeneca – immagina l’esponente leghista – potrebbe chiedere la terza dose dello stesso siero, nonostante la vaccinazione eterologa sia stata avallata dal Cts. Il problema è che noi, da due mesi, dosi Astrazeneneca non ne riceviamo". Distinguo tattici, vista la linea univoca del commissario all’emergenza Francesco Figliuolo. Eccola: "La terza dose, così come stabilito dalla comunità scientifica, sia dal Comitato tecnico scientifico dell’Aifa sia dal ministero della Salute, prevede l’utilizzo di vaccini mRNa: quindi Moderna o Pfizer". Astrazeneca è fuorigioco. Ma sul nuovo richiamo vaccinale anche Figliuolo aderisce (indirettamente) alla linea Zaia: "A breve – conferma il generale –, quando il Cts darà il via libera, partiremo con ospiti delle Rsa, grandi anziani e personale sanitario: quella è la prima linea che va difesa". In caso contrario, ci sarebbe infatti il rischio di restare "senza personale sanitario nelle corsie, e non solo per il Covid". "Perché adesso sono i sanitari i soggetti maggiormente a rischio di infettarsi", conferma Antonio Magi, presidente dell’Ordine dei medici di Roma: perciò "è importante che non finiscano in quarantena".

Insomma, sì alla terza dose ai sanitari; no a richiami per tutti almeno per il momento. Guido Rasi, ex direttore esecutivo Ema (il regolatore europeo del farmaco) e ora consigliere di Figliuolo, suggerisce cautela. I pro e i contro vanno ben soppesati: "Somministrare la dose addizionale a tutti è un impegno notevole anche logistico ed economico. Probabilmente – riconosce – ci si arriverà, perché questo virus non è disponibile a concederci un’immunità permanente, però aspettiamo un attimo". E tra le priorità inserisce l’immunizzazione nella fascia "molto vulnerabile che va dai 3 agli 11 anni". Spiega: i più piccoli devono essere vaccinati perché "cominciano a esserci casi preoccupanti".

Se arriverà il via libera al vaccino per under 12, "lo farò ai miei figli senza nessun problema", comunica Pierpaolo Sileri, medico e sottosegretario alla Salute con opinioni periodicamente non allineate. Terza dose a tutti? "Gli studi – ammette l’esponente 5 Stelle – ci dicono che l’immunità cala". Insomma, anche per Sileri tutto "dipenderà dalla scienza". Quotidianamente strattonata con le migliori intenzioni.