Pressing delle banche "Contro l’inflazione un nuovo piano Ue per gli investimenti"

Patuelli, presidente Abi: per ridurre i costi dell’energia serve un altro Pnrr "Le politiche monetarie non bastano a evitare il rischio recessione"

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di Antonio

Patuelli *

L’economia ora deve superare le insidie fra Scilla (l’inflazione) e Cariddi (i rischi di recessione).

Dopo anni di (non conclusa) pandemia, la crisi energetica, acuita dal conflitto russo- ucraino, incide profondamente sui fattori produttivi, sulla competitività delle imprese, sull’occupazione e sulle famiglie.

Occorre che le autorità europee e nazionali adottino provvedimenti di nuova emergenza per alleggerire i fattori produttivi che gravano sulle imprese, innanzitutto i costi energetici, e sostenere le famiglie, predisponendo anche un ulteriore grande piano europeo di investimenti, che affianchi il Pnrr, per favorire lo sviluppo di fonti energetiche, innanzitutto rinnovabili ed ecologiche, che evitino la dipendenza e riducano i rischi di elevata speculazione in mercati energetici che vanno meglio regolati e garantiti. Le sole misure di politica monetaria non possono, infatti, essere sufficienti a combattere l’inflazione ed evitare la ricaduta in recessione.

La Banca Centrale Europea, fra luglio e settembre, ha abbandonato i tassi a zero che aveva tenuto eccezionalmente per oltre sei anni per combattere la recessione e per sostenere ogni germoglio di ripresa. La Bce ha comunque tuttora mantenuto tassi più bassi di quelli degli Usa e della Gran Bretagna, quando molto, molto più alti sono quelli di altri Paesi europei come Polonia e Ungheria, per non parlare di quelli di Russia e Turchia e di tanti altri Stati di ogni parte del mondo.

Le politiche monetarie tendono a raffreddare l’inflazione, ma non possono fare tutto, rischiando (quando vengono aumentati i tassi) di produrre "strette monetarie" che fanno crescere i costi dei prestiti per imprese e famiglie, quando non già legati a tassi fissi.

L’aumento dei tassi aggrava anche gli oneri per i debiti pubblici degli Stati, soprattutto per quelli più indebitati, e che non debbono crescere all’infinito, come l’Italia (appesantita anche dallo spread), pur agevolata dall’euro che garantisce tassi molto più bassi di quelli vissuti con la vecchia lira italiana.

La grave crisi energetica si assomma e segue quella della pandemia che è stata affrontata efficacemente dalla Ue, dagli Stati e dalle banche anche con prestiti più o meno garantiti dagli Stati e con moratorie per allungare i tempi di rimborso dei debiti di imprese e famiglie: quei provvedimenti, solo parzialmente ora in vigore per la sola crisi energetica e fino al 31 dicembre, vanno nuovamente ed urgentemente attivati in pieno e ben oltre fine anno, con le medesime efficaci modalità che hanno ridotto gli oneri e i rischi per imprese e famiglie.

L’aumento dei tassi Bce tende evidentemente anche a sostenere il tasso di cambio dell’euro nei confronti del dollaro Usa che incide soprattutto nelle esportazioni e nelle importazioni. Il cambio minimo fu registrato nel 2000 con 0,83 dollari per euro, mentre il massimo fu nel 2008 con 1,60 dollari per euro. Ora il cambio euro-dollaro è attorno della parità.

I prestiti delle banche a imprese e famiglie continuano ad aumentare in Italia, complessivamente di circa il 4% a fine luglio; le banche fanno ogni sforzo anche per valutare la sostenibilità e l’incidenza dei costi dell’energia, mentre continuano a contrastare il deterioramento del credito che rischia di incrementarsi rapidamente se i fattori produttivi non verranno affrontati con decisa tempestività dalla Ue e dalla Repubblica Italiana.

* Presidente Associazione Bancaria Italiana