Venerdì 19 Aprile 2024

Preso Johnny lo Zingaro. "Io, evaso per amore"

Sassari, catturato in un ovile vicino al supercarcere da cui era scappato dopo un permesso premio. La sua donna intercettata a Olbia

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di Gianni Leoni

Circondato da un drappello di agenti, il vecchio ‘Johnny ‘ ha alzato le braccia e ha chinato la testa in una spontanea confessione: "L’ho fatto per la donna della mia vita. Si fugge sempre per amore. Lo so, è stata una grande fesseria". Capelli biondo platino e sfumatura alta, così conciato Giuseppe Mastini, a 60 anni, sembrava una maschera comica del duro di un tempo, ladro, killer, rapitore e rapinatore sulla piazza di Roma e dintorni. Se l’era svignata dieci giorni fa dal supercarcere sassarese di Bancali, durante un permesso e, in mancanza di meglio, aveva scelto di chiudersi alle spalle il battente di un ovile non lontanissimo dalla prigione.

Ma alle 8,15, con le pecore già al pascolo, un brusco ‘toc toc’ e un perentorio ordine gli hanno fermato il respiro: "Vieni fuori, mani in alto". Solo, senza armi e forse anche senza progetti davvero realizzabili, Johnny lo Zingaro ha allungato il passo verso gli agenti della Mobile e dello Sco non senza un ultimo pensiero alla sua donna e a una sintetica promessa regalata all’aria: "L’ho fatto per lei, ma è stata l’ultima volta".

Oltre le sbarre e subito ai domiciliari, per favoreggiamento, L.P. 51 anni, proprietario dell’ovile, e possibili grane giudiziarie anche per la donna del killer, ipotetica ispiratrice dell’ennesima evasione, intercettata, sembra, nel porto di Olbia, a un passo da una nave per Livorno.

L’amore, dunque, ancora una volta ha accelerato il passo, fuori dalla legge, di un bandito troppe volte senza cuore, titolare di un robusto dossier criminale dalle vaghe sfumature romantiche che mette in fila due morti ammazzati, 25 rapine, un sequestro di persona, un’interminabile catena di furti, sette evasioni qua e là e un grande amore non ancora sopito. "La prima volta mi sono innamorato a 13 anni di una ragazzina Sinti", si lasciò andare in un raro momento di tenerezza, dopo l’ennesima ricattura.

È finito così, nel cielo terso della Sardegna, l’ultimo round della lunga storia del terrore di Roma negli anni ’70 e ’80, avviata fin dai giorni dell’adolescenza e proseguita senza pause, tappa dopo tappa, assalto dopo assalto, sparo dopo sparo e, perché no, fuga dopo fuga da allora a ieri. Bergamasco di provincia, famiglia Sinti di giostrai al seguito di una carovana parcheggiata in una periferica piazza romana, il piccolo Giuseppe aveva presto abbandonato il parco giochi dei genitori per dedicarsi ad attività forse più redditizie, ma certamente più emozionanti. Appassionato di auto, soprattutto di quelle degli altri, svelto di pensiero e di pistola, aveva perso per strada il banalissimo cognome di Mastini, per certi versi pur significativo, per infilarsi, una mala impresa dopo l’altra, nella più suggestiva etichetta di ‘Johnny lo Zingaro’. Assalti, manette e licenze premio puntualmente trasformate in mancati rientri e quindi in evasioni: almeno sette, registra il suo fascicolo. La prima nel 1987, ‘riempita’ da un cospicuo numero di furti, rapine, dal sequestro di una ragazza e dall’omicidio di una guardia giurata. Le altre, in serie, ogni volta innescate da un permesso e spesso ‘motivate’ dal profondo sentimento per la sua bella. Anche l’ultima, praticamente in copia. E nel palmares criminale di Johnny lo zingaro c’è anche il coinvolgimento nell’inchiesta sulla morte di Pier Paolo Pasolini.

Stavolta l’hanno stanato quasi subito nel suo rifugio a due passi dalla prigione dalla quale se l’era svignata. "Voglio ringraziare la polizia per la brillante e rapida operazione", è intervenuto il ministro Bonafede, mentre l’irrequieto zingaro innamorato, nuovamente finito nella spenta routine della vita in cella, corre già con la mente, forse, verso la prossima licenza premio e il sogno impossibile di un amore senza sbarre.