Presidenzialismo sì o no? "Serve stabilità Il modello migliore è quello francese"

Il politologo Orsina: l’esecutivo deve poter durare cinque anni "I tempi per la riforma sono maturi, ma evitiamo la Bicamerale . Si può rafforzare il Parlamento. Il premierato? Non funziona"

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di Antonella Coppari

ROMA

"I tempi per la riforma costituzionale sono maturi? Direi che sono più che maturi, sono marci ormai. E da anni". Giovanni Orsina, direttore della Luiss School of Government, si schiera senza esitazione a sostegno di un intervento non più rinviabile. "L’esecutivo deve durare tendenzialmente cinque anni".

Pensa che stavolta governo e Parlamento riusciranno a fare la riforma o sarà l’ennesimo tentativo velleitario?

"Non nascondo che è molto difficile, ma c’è qualche chance in più del passato per le divisioni nell’opposizione: il Terzo polo potrebbe avere interesse a partecipare all’operazione".

Una riforma deve essere varata solo se condivisa da tutti o quasi tutti?

"Tecnicamente si può anche procedere a colpi di maggioranza e andare al referendum. Politicamente sarebbe altamente auspicabile una riforma condivisa"

Eccezion fatta per il titolo V, però, le riforme di Berlusconi e di Renzi varate a maggioranza, sono state affossate dai referendum confermativi.

"Quei referendum andarono male anche per motivi contingenti: Berlusconi aveva perso smalto, e per Renzi hanno pesato gli errori commessi e l’antipatia che molti avevano per lui. Certo, più un governo forza, più stringe il campo. Ma in condizioni differenti, si può ipotizzare che la riforma a colpi di maggioranza passi il referendum".

Quale strumento sarebbe il più adeguato?

"Il migliore sarebbe l’Assemblea costituente, ma è macchinoso. Escluderei la Bicamerale – pessimi precedenti –, e punterei sulle procedure parlamentari ordinarie".

Il Terzo polo è disposto al confronto sull’elezione diretta del premier, non sul semipresidenzialismo caro al governo. Qual è il modello migliore per lei?

"La soluzione più pulita è quella francese: un semipresidenzialismo nel quale ci sia un governo che ha un rapporto fiduciario con il Parlamento. L’elezione diretta del premier è più pasticciata e non c’è da nessuna parte. C’è stata in Israele, ma non ha funzionato. La Gran Bretagna, ovviamente, è un caso non esportabile. In alternativa, si possono immaginare forme di rafforzamento dei poteri del presidente del Consiglio, messo in posizione sovraordinata rispetto ai ministri. Ovvero: la fiducia viene data al premier, non al governo. Ma è preferibile il modello francese. Certo, con il semipresidenzialismo si perde la funzione di arbitro del capo dello Stato. Una perdita non da poco".

Chi può svolgere quel ruolo?

"È evidente che a una politicizzazione del Presidente dovrebbe corrispondere un rafforzamento del ruolo del Parlamento: i margini per lavorare ci sono. Si può ragionare anche su una differenziazione delle Camere, fare un Senato delle Regioni e una Camera legislativa con 600 deputati. Resterebbero sempre 600 i parlamentari, perché i senatori sarebbero rappresentanti degli enti locali, con status diverso".

Andrebbe revisionato l’intero assetto istituzionale: è meglio procedere un capitolo per volta o con un intervento complessivo?

"In astratto, bisognerebbe mettere mano a tutto, ma siccome la priorità è fare le riforme, se per motivi politici è più facile arrivarci pezzo per pezzo, per me va bene. La riforma è prioritaria perché a livello internazionale è fondamentale avere un rappresentante che venga percepito come una figura stabile: i governi appesi a un filo non hanno forza negoziale".

Con il presidenzialismo, campeggiano nell’agenda del governo autonomia e giustizia. Che cosa pensa dell’autonomia differenziata chiesta dalla Lega?

"Sono piuttosto ignorante in materia. Constato che in Italia ci sono livelli di efficienza differenti, ed è giusto dire che chi è più efficiente ha il diritto di fare da sé senza essere zavorrato da chi è meno efficiente. Però è una china pericolosa, in cui si mette a rischio l’unità del Paese".

E la giustizia?

"In questo campo invece ho le idee chiarissime. Sono ’nordiano’. Assolutamente. Separazione delle carriere, abolizione dell’obbligatorietà e definizione delle priorità dell’azione penale, ripristino della terzietà del giudice, valutazione del lavoro dei magistrati".

A quale legge elettorale dovrebbe sposarsi l’elezione diretta del capo del Stato?

"Puntando sul semipresidenzialismo francese importerei da Parigi (ma, se vogliamo, anche dall’Italia liberale) il meraviglioso uninominale a doppio turno".

(7 - continua)