Mercoledì 24 Aprile 2024

Presidenzialismo sì o no? "Rafforzare il premier. Ma è meglio evitare l’elezione diretta"

Il giurista Cassese: la strada da seguire è quella dell’accordo condiviso. "Meloni ha ragione quando dice che l’Italia ha bisogno di stabilità. Il Capo dello Stato dovrebbe restare quello che è, una figura di garanzia"

Il Parlamento

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Continua il dibattito di QN sulle possibili riforme istituzionali, partendo dalla promessa fatta da Giorgia Meloni sul presidenzialismo da attuare al più presto. Dopo le analisi di Paolo Cirino Pomicino, Sofia Ventura, Giorgio La Malfa, Stefano Ceccanti, Gaetano Quagliariello, Valdo Spini, Giovanni Orsina, oggi è la volta del giurista Sabino Cassese. 

Professore, Giorgia Meloni punta sul presidenzialismo. È la via istituzionale “giusta” per l’Italia?

"Meloni ha giustamente rilevato che occorre dotare l’Italia di governi stabili – esordisce Sabino Cassese, considerato da tutti uno dei massimi giuristi italiani, oltre che un acuto analista dei rapporti tra diritto costituzionale e politica –. Ha riconosciuto che con la parola presidenzialismo si indicano soluzioni anche molto diverse al problema della stabilizzazione dei governi. Ha dichiarato che intende procedere in maniera condivisa. Ha, in altre parole, indicato l’obiettivo, non lo strumento specifico, perché intende raggiungere accordi che superino la stretta maggioranza parlamentare. I fallimenti del 2006 e del 2016 hanno insegnato a tutti noi che la strada da perseguire è quella dell’accordo".

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Delle oltre dieci forme di presidenzialismo delle quali lei ha più volte parlato, quale potrebbe essere più congeniale al nostro Paese?

"Se quello che chiamiamo presidenzialismo deve servire a dare stabilità ai governi, occorre trovare una forma per assicurare una loro durata sicura ed evitare che cambino ogni anno e mezzo".

Stabilizzare l’esecutivo e il suo presidente, dunque. Quali vantaggi potrebbe garantire al sistema costituzionale italiano?

"Una stabilizzazione dei governi assicura che questi possano perseguire delle politiche e realizzarle, mentre oggi, a causa della loro precarietà e della breve durata, le politiche governative possono essere accennate, dichiarate, senza che nessuno ne assicuri la vera e propria attuazione".

Quali effetti si determinerebbero per la figura del presidente?

"Se si procede consolidando la posizione del presidente del Consiglio dei ministri attraverso un’elezione parlamentare diretta, prevedendo la nomina, da parte dello stesso presidente del Consiglio dei ministri, dei singoli ministri e introducendo una formula del tipo della sfiducia costruttiva, un governo rafforzato non produrrebbe effetti sulla presidenza della Repubblica. Se invece si arrivasse fino all’elezione popolare del presidente del Consiglio dei ministri, si produrrebbe una possibile causa di conflitti, considerata la rappresentatività diretta del presidente del Consiglio contro la rappresentatività indiretta, attraverso il parlamento, del presidente della Repubblica".

Dal punto di vista del metodo, quale strumento potrebbe essere utile per arrivare a una proposta fattibile?

"La strada maestra è quella indicata dalla stessa Costituzione, all’articolo 138, dove è previsto che le leggi di revisione della Costituzione sono adottate da ciascuna Camera con due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi e approvate a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna camera nella seconda votazione. Sono sottoposte a referendum popolare quando, entro tre mesi dalla loro pubblicazione, ne facciano domanda un quinto dei membri di una camera o 500 mila elettori o cinque consigli regionali. Non si fa luogo a referendum se la legge è stata approvata nella seconda votazione da ciascuna delle Camere a maggioranza di due terzi dei suoi componenti".

Perché la sinistra rifiuta oggi ogni ipotesi presidenzialista? La Costituzione immodificabile non è forse un tabù eccessivo?

"Se la Costituzione stessa prevede una apposita procedura per la sua modificazione, vuol dire che le modificazioni sono legittime e non in contrasto con la Costituzione, purché non ne modifichino i principi fondanti, come, ad esempio, quello di eguaglianza. La sinistra in passato è stata favorevole al presidenzialismo, anzi proposte presidenzialistiche sono state affacciate proprio dalla sinistra. Ma il tema ora è diventato divisivo, anche perché non si è riflettuto a sufficienza su un presidenzialismo declinato in termini governativi e non con riferimento al Capo dello Stato".

Su questa seconda ipotesi dovrebbe almeno aprirsi al confronto.

"Questa formula avrebbe due vantaggi. Il primo, quello che ho già indicato, di stabilizzazione dei governi. Il secondo, quello che ne consegue, di conservare un istituto, quello del capo dello Stato, che serve a svolgere un ruolo di consiglio, arbitrale, di persuasione, di moderazione, di verifica preliminare di costituzionalità, specialmente se quel ruolo viene ricoperto da persone che abbiano una particolare attitudine a svolgere questo compito"

(8 - continua)