di Giovanni Rossi ROMA Zitromax, basta la parola. Sull’antibiotico del momento si scatenano acquisti e censure. Un effetto collaterale della variante Omicron. Zitromax 500 milligrammi – una pastiglia al giorno per tre giorni – latita dalle farmacie. Volatilizzato la scorsa settimana nella versione originale. Sempre disponibile invece nella formula equivalente. Ieri situazione migliore: su dieci farmacie di Roma tra centro e periferia, cinque vendono sia lo Zitromax sia l’equivalente, tre solo l’equivalente e due sono prive sia dell’originale sia del generico. "L’azitromicina equivalente è ancora disponibile", certifica Fiorenzo Corti, vicesegretario nazionale della Federazione medici di medicina generale. Basterà a soddisfare la richiesta? "Non lo sappiamo". Il riassortimento? "A fine febbraio", promette Pfizer. Ma la situazione resta critica, disomogenea, opaca. Per almeno tre motivi: distribuzione, comunicazione, prescrizione. Un problema per i malati non Covid che dello Zitromax hanno davvero bisogno. Anzitutto, c’è un collo di bottiglia produttivo e nei rifornimenti. "Elevata richiesta, superiore alle stime e alla consueta domanda", rendiconta Pfizer confermando l’esplosione delle vendite. Una corsa agli acquisti su base emotiva e precauzionale più che di specifica urgenza. Che c’azzecca l’antibiotico con il virus? "Lo Zitromax non solo non è un farmaco anti-Covid perché è un antibiotico, ma non serve a nulla nel trattamento contro il Coronavirus. Gli antibiotici vanno usati in meno nell’1% dei casi totali di Covid. Oggi invece la gente si prende lo Zitromax con cure declinate dai social. Serve fermare questa deriva", si arrabbia Matteo Bassetti, infettivologo del San Martino a Genova. Anche perché l’uso improprio di antibiotici non è esente da rischi e "resistenze batteriche", puntualizza Corti, mentre il virologo Fabrizio Pregliasco evidenzia le attese in eccesso per "l’azione immunomodulante più che per la stretta azione antibatterica". "L’Italia è l’unico paese in Europa in cui lo Zitromax è introvabile. Abbiamo scritto al ministero della Salute e all’Aifa per segnalare ...
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