Presa mamma Isis: i 4 figli educati alla jihad

Torna in Italia la milanese Alice Brignoli, fuggita in Siria cinque anni fa. "Ora bisognerà aiutare i suoi bambini a dimenticare l’indottrinamento"

Due dei quattro figli di Alice Brignoli in tuta mimetica col dito alzato

Due dei quattro figli di Alice Brignoli in tuta mimetica col dito alzato

La foto di quei bimbi inconsapevoli, vestiti da combattenti e con il dito alzato a indicare Allah, è a suo modo struggente. Da ieri è tornata con loro in Italia in stato di arresto Alice Brignoli, la mamma oggi 42enne, fuggita cinque anni fa da un paesino del Lecchese insieme ai piccoli e al marito di origini marocchine per unirsi al Califfo in lotta per il fantomatico Stato islamico. All’epoca, la donna era totalmente devota alla causa. Condivideva "con grande entusiasmo" i propositi del compagno e "addestrava e indottrinava i figli di tenera età", cosa di cui era "talmente fiera" da aver messo sul profilo WhatsApp proprio la foto dei tre bambini e di un altro, tutti "vestiti da combattenti". Quando insieme al 25enne consorte Mohamed Koraichi partì verso la Turchia diretta in Siria, i piccoli che trascinò con lei avevano appena due, quattro e sei anni. Il quarto figlio è nato quando la famiglia era già lì. Ora dopo cinque anni, per dirla con gli inquirenti, c’è stato per tutti un "ritorno alla vita".

È stata un’operazione del pool antiterrorismo della Procura e del Ros dei carabinieri ad aver consentito il ritorno in Italia della madre e dei figli che la coppia aveva portato e di un quarto messo al mondo in Siria.

Oggi la donna verrà interrogata dal gip Manuela Cannavale, lo stesso che nel 2016 aveva emesso nei suoi confronti un’ordinanza di custodia cautelare per terrorismo internazionale. Gli investigatori si attendono che nel raccontare la sua esperienza possa anche fornire informazioni su altri soldati dell’Isis. Brignoli, che dopo la morte per malattia del marito già un anno fa aveva mandato segnali facendo capire che sarebbe voluta tornare in Occidente, faceva parte dello stesso gruppo lecchese in cui militava Abderrahim Moutaharrik, chiamato il "pugile dell’Isis", praticante a buon livello di kick boxing, condannato in via definitiva sempre per terrorismo.

Con la mamma Alice ora in carcere, i suoi quattro figli, seguiti dal tribunale dei minori, sono stati temporaneamente affidati ai Servizi sociali del Comune di Milano e collocati in una comunità, dove lei potrà comunque vederli. Per il pm Alberto Nobili, capo del pool che ha coordinato le indagini insieme a Francesco Cajani, la vicenda dimostra come il terrorismo "non si combatta solo con le indagini, ma anche con l’umanità", mentre il comandante del Ros Pasquale Angelosanto sottolinea il pericolo sventato, perché se lasciati in quel campo siriano i quattro ragazzini sarebbero diventati dei "potenziali terroristi". Ora invece, stando al racconto degli investigatori, sono "felicissimi". "Sollevata e serena", del resto,è apparsa anche la loro madre.

"In questi cinque anni il pool antiterrorismo e le forze dell’ordine non hanno mai mollato. E non molleranno ma perché il terrorismo, interno ed esterno, è una minaccia presente e costante" ha ricordato il procuratore capo Francesco Greco.

Adesso i quattro bambini (il più grande ha undici anni) cercheranno di dimenticare gli orrori del campo di Al-Hawl dove ancora si trovano prigionieri siriani, iracheni e di altri paesi, ex combattenti Isis. Sono stati Fbi e curdi a intrattenere i rapporti con le autorità italiane al fine della riconsegna e del rimpatrio, cui hanno collaborato anche gli 007 dei nostri servizi segreti.