Presidi in trincea: questa scuola è la giungla

Via alle lezioni ma mancano i prof. Il nodo supplenti: laureandi in cattedra senza regole

La protesta di alcuni docenti (LaPresse)

La protesta di alcuni docenti (LaPresse)

Roma, 11 settembre 2019 - La prima grande questione che il ministro dell’Istruzione, Lorenzo Fioramonti (M5S), trova sul tavolo è il precariato e l’assenza dei prof. Per martedì prossimo, il ministro ha già convocato i sindacati e quella sarà la prima questione di cui si parlerà anche dal momento che quest’anno i supplenti supereranno le 170mila unità (il 20% del corpo docenti) e, senza provvedimenti, il prossimo anno si rischiano 200mila supplenti. Nell’anno scolastico che sta per iniziare 1 docente su 5 è precario; nell’anno passato i supplenti erano stati 150mila. Il quadro è difficile al punto che i presidi, pur di avere docenti nelle aule, stanno procedendo ad attingere personale con la cosiddetta ‘messa a disposizione’ (Mad) che permette di cooptare, in caso di necessità, anche studenti diplomati non ancora laureati.

di Giulia Prosperetti

"La scuola si presenta come una giungla di assenze e supplenze con carenze di personale stimate in circa 200mila docenti anche se i numeri precisi non ce li ha neanche il Miur". Nei giorni della ripresa dell’anno scolastico il presidente nazionale dell’Assoziazione nazionale presidi, Antonello Giannelli, non usa mezzi termini per descrivere la situazione critica in cui versano gli istituti italiani affetti dalla cosiddetta ‘supplentite’. 

Quali sono le cause della carenza di insegnanti? "Non si riescono a fare i concorsi con la stessa velocità con la quale i docenti vanno in pensione. Su un organico di circa 800mila docenti possiamo ipotizzare l’uscita dal ruolo di circa 40mila insegnanti l’anno. Carenze che nel tempo si sommano fino a raggiungere numeri importanti. Il risultato è che, allo stato attuale, dobbiamo trovare dei supplenti. Ma anche su questo aspetto vi sono delle criticità". 

Di quali criticità si tratta?  "Il sistema delle graduatorie a punteggio per le supplenze è disfunzionale, non garantisce stabilità, tutela i lavoratori e non gli alunni dando la possibilità ai docenti, in caso di offerte migliori, di cambiare supplenza e abbandonare la classe assegnata prima della scadenza. Inoltre, soprattutto nelle Regioni del Nord come Lombardia e Veneto e per le materie scientifiche queste graduatorie sono esaurite: non abbiamo abbastanza supplenti rispetto ai posti di lavoro". 

Per questo si fa ricorso a supplenti pescati fra i laureandi? "Per sopperire alla mancanza di supplenti si fa ricorso alle cosiddette Messe a disposizione (Mad), un meccanismo che consente a giovani di belle speranze, laureati o laureandi, di scrivere alle scuole dando la loro disponibilità a essere chiamati come supplenti. Il problema è che, mentre il sistema delle graduatorie delle supplenze ha delle regole assurde, le Mad non rispondono a nessun regolamento. In sostanza, permettono al preside di assumere chi gli pare e si configurano come soluzioni temporanee che magari dopo una settimana vedono il giovane chiamato andare via per fare altro". 

Qual è la soluzione? "C’è un solo sistema: affidare al preside la chiamata diretta dei supplenti per un anno con l’introduzione dell’obbligo per il docente chiamato di rimanere nella stessa scuola. In questo modo possiamo creare 8mila centri assunzionali sul territorio in grado di gestire la mole di personale che abbiamo. Ma i sindacati sono contrari alla nostra proposta". 

Come si stanno organizzando le scuole per sopperire ai buchi?  "Prima di tutto le scuole stanno cercando di capire se la graduatoria che interessa loro è esaurita: cosa che non è così banale perché è l’Ufficio scolastico che dovrebbe informare dell’esaurimento della graduatoria e autorizzare le Mad. Il risultato è che in molti casi si comincerà con orari ridotti".

Ha già contezza di proteste da parte dei genitori?  "Ne ho ampia contezza. I genitori protestano per questa situazione con i presidi, ma i presidi non possono farci nulla se non attenersi alle regole o, in alcuni casi, alla mancanza di regole".