Mercoledì 24 Aprile 2024

Prato, incinta dell'alunno: "Sesso con lui ma aveva già 14 anni"

L’insegnante interrogata dal gip: "Ero follemente innamorata, la sua fidanzata"

Scandalo di Prato, gli avvocati della donna

Scandalo di Prato, gli avvocati della donna

Prato, 3 aprile 2019 - «Ero innamorata. Ho perso la testa, ma non l’ho toccato fino a quando non ha compiuto 14 anni». Ha negato di aver avuto rapporti sessuali fin da subito con il ragazzino a cui impartiva lezioni private di inglese e da cui ha avuto un figlio sette mesi fa, come confermato dal test del Dna. L’operatrice socio-sanitaria di Prato, 31 anni, è comparsa ieri di fronte al gip per l’interrogatorio di garanzia, confermando la versione resa in procura due giorni dopo aver ricevuto l’avviso di garanzia. La donna è agli arresti domiciliari da una settimana con l’accusa di atti sessuali con minore e violenza sessuale per induzione. Il marito, invece, da cui la donna ha un altro figlio di 11 anni, è indagato per alterazione di stato civile, ossia per aver riconosciuto il bambino nonostante non fosse suo. L’uomo non ha accompagnato la moglie come aveva fatto quando la donna si è presentata in procura per rendere dichiarazioni spontanee. Ieri mattina la donna è arrivata da sola al palazzo di giustizia di Prato poco prima delle 10 a bordo della sua auto.   L’interrogatorio è durato due ore mezzo durante le quali l’indagata ha risposto a tutte le domande del giudice Francesca Scarlatti e dei pm, Lorenzo Gestri e Lorenzo Boscagli. Nessuna lacrima, nessun segno di pentimento. La donna ha mantenuto inalterata la sua versione, facendo risalire il primo rapporto sessuale a quando il ragazzo aveva già compiuto 14 anni anche se dagli atti dell’inchiesta emergerebbe il contrario. La linea di confine è importante: eviterebbe alla donna l’accusa di violenza sessuale su minore ben più grave rispetto agli atti sessuali. Il gip ha chiesto all’indagata spiegazioni su alcuni messaggi (agli atti ci sono ben 175 pagine con le trascrizioni dei messaggi) estrapolati dalla chat fra i due, soprattutto quelli in cui la donna sostiene di volersi uccidere se lui non fosse andato a casa sua. Un ricatto usato – secondo l’accusa – per tenere legato a sé il ragazzino, spaventato dal fatto che la donna potesse davvero togliersi la vita o potesse rivelare a tutti che il figlio era suo. Su questo punto l’indagata è stata più titubante, continuando a ripetere di essere stata follemente innamorata e di aver pensato di essere la sua fidanzata.   «La signora ha chiarito la propria versione dei fatti non modificandola rispetto al primo interrogatorio in procura, ha fornito spiegazioni e ha risposto a tutte le domande», si sono limitati a dire i legali, Mattia Alfano e Massimo Nistri. Gli avvocati non hanno fatto richiesta di revoca o attenuazione della misura in attesa dell’udienza al tribunale del Riesame fissata per lunedì. Quindi per ora la donna resta ai domiciliari.  Sempre ieri il procuratore Giuseppe Nicolosi ha depositato la richiesta di incidente probatorio per sentire il ragazzino in modalità protetta. Un passaggio fondamentale per l’inchiesta che potrebbe essere l’ultimo tassello del puzzle. Il ragazzo dovrà finalmente chiarire quando è cominciata la relazione e il tenore del rapporto che aveva con quella donna molto più grande di lui. La procura potrebbe chiedere il giudizio immediato, a meno che i legali non scelgano riti alternativi.