Pierino Prati, la triste fine di un campione. L'amico-calciatore: "Lasciato solo"

Gli ultimi giorni dell’ex bomber in un ospizio. Boni, compagno di squadra alla Roma: "Assurdo vederlo morire così"

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Triste, solitario y final. La strada che conduce dalla fama all’oblio, è tutta in discesa, tutt’altro che ardita, e spesso anche corta. È successo anche a Pierino Prati, calciatore che toccò il cielo con un dito e che ha finito i suoi giorni in una casa di riposo. A 73 anni Pierino "La Peste", l’esordiente in serie A che vinse la classifica capocannoniere, che si guadagnò una convocazione agli unici Europei, quelli del Sessantotto, vinti dall’Italia, che fece una tripletta, annichilendo l’Ajax nella finale di Coppa Campioni del 1969, è morto martedì scorso.

Tanti hanno ricordato le sue gesta in campo, ma c’è anche chi come Loris Boni (un carriera da calciatore di serie A, di tutto rispetto, con Roma e Sampdoria) ha ricordato gli ultimi giorni di Pierino che non avevano nulla a che fare, con gli stadi pieni e grondanti di entusiasmo, con i tifosi ai suoi piedi. "Pierino – racconta Boni che vive nel Bresciano – alla Roma era l’idolo della tifoseria, non riesco ancora a capacitarmi come abbia potuto finire i suoi giorni in quella casa di riposo, da solo". A Montorfano, nel Comasco, a una manciata di chilometri da dove aveva scelto di vivere con la famiglia. "È triste, pensare Pierino in quel la casa di cura. Sono rimasto in contatto sempre con il figlio Cristiano, che gli è stato vicino in questa dolorosa vicenda. Il mio cruccio rimane, anche dopo la sua morte, se si potesse fare qualcosa di più per evitare che trascorresse così gli ultimi suoi giorni. So che da un po’ di tempo non voleva mangiare, si stava lasciando andare".

A Pierino era rimasto l’affetto dei tifosi di tutte le squadre in cui ha giocato e il calore degli amici come Boni.

Ieri i funerali a Fabbrica Durini, frazione di Alzate Brianza, il paese in cui viveva. A portargli l’ultimo saluto campioni del Milan come Franco Baresi, Walter De Vecchi e Filippo Galli, tutti e tre che hanno vestito la maglia rossonera quando Pierino La Peste era già un mito. "A Roma – ricorda Loris Boni in un misto di nostalgia e malinconia per quegli anni e per l’amico appena scomparso – Pierino ancor più che a Milano era diventato un vero e proprio idolo dei tifosi di fede giallorossa, una sorta di ottavo re di Roma a quei tempi: quando segnava, correva infatti immediatamente verso la curva sud prima di abbracciare i compagni. A Pierino ho voluto un grande bene e con i compagni di squadra in maglia giallorossa di sicuro lo ricorderemo come si deve appena sarà possibile". Quel passato luminoso che stride col finale (di vita) triste e solitario.