Martedì 16 Aprile 2024

Prati e il fidanzato fantasma "Tutto finto, ci ho creduto" A processo le due agenti

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Innamorarsi di un fantasma e volerlo sposare. Senza averlo mai visto. Non bisogna avere quindici anni per crederci. Pamela Prati ha superato i sessanta. E dice di avere preso "dal piatto d’argento la favola che ho sempre voluto, in un momento di grande fragilità". Lui non chiamava mai perché in Siria non prende bene il telefono. Si scambiavano parole dolci, qualche foto intima. Ogni volta che lei chiedeva di vederlo c’era un problema di salute o di lavoro, un dramma: "Diceva che ero la donna della sua vita e che l’avrei incontrato il giorno delle nozze". Era la fine del 2018, nei salotti televisivi la soubrette fece quel nome: Mark Caltagirone. Un signor nessuno. Nel senso che non è mai esistito, anche se aveva la faccia rubata sui social – a sua insaputa – dell’imprenditore milanese Marco Di Carlo. Dopo quattro anni ieri a Roma c’è stata la prima udienza in cui Eliana Michelazzo e Pamela Perricciolo, le due agenti della Prati, sono accusate di sostituzione di persona al fine, secondo la Procura, di creare battage pubblicitario attorno alla showgirl. Sarebbero state loro a mettere in scena la finta storia d’amore. Utilizzando anche le immagini di un ragazzino all’epoca minorenne. Doveva essere il figlio in affido del fantasma. Peccato che la mamma vera lo abbia visto in tivù spacciato per un altro. I giudici emetteranno il verdetto ma dalla platea parte un applauso per tutti. D’incoraggiamento per la soubrette, cui è toccato portare all’estremo le conseguenze dell’amore virtuale. Era andata a Verissimo in lacrime: "Solo in questi giorni ho capito che Mark non esiste". Cominciò a Roma nel ristorante di Pamela e Eliana: le dissero che sarebbe stata perfetta per questo imprenditore. Un bell’uomo. Lui inizia a seguirla su Instagram, lei gli scrive e non si ferma più. "Avevo bisogno di questo amore per stare in vita". Lei e Caltagirone avrebbero anche dovuto adottare quel bambino, Sebastian. Un finale senza fiori d’arancio, senza che niente sia cominciato.

Viviana Ponchia