Mercoledì 17 Aprile 2024

Poveri ragazzi, hanno già perso gli anni migliori

Chiara

Di Clemente

Visto che tanto non si va a sciare, l’idea sarebbe quella di abolire le vacanze di Natale degli studenti, posticiparle e intanto far loro recuperare qualche ora di scuola, magari forse chissà, dal vivo. Ottimo. E poi già che ci siamo diamo ai nostri figli alle medie e al liceo anche un calcio nei denti, uno sputo nell’occhio. Forse non ci rendiamo conto quanto questa generazione stia già soffrendo, da mesi: per molti liceali la didattica a distanza significa 6 ore al giorno 6 giorni su 7 ogni mattina davanti al computer per lezioni che sono un flusso online di nozioni, e nessun rapporto umano. Nel pomeriggio altro computer per i compiti, nozioni, premi il tasto invio e a domani. È questa la scuola? Possiamo chiamarla adolescenza, questa?

I migliori anni della loro vita schiacciati dalla solitudine, riflessi in uno schermo e non perché si divertono da scemi a fare i balletti su TikTok ma perché per chi governa ragazzi e scuola sono l’ultima ruota del carro. Nel resto d’Europa le scuole non sono chiuse, qui i ragazzi dubitano fortemente che il 9 riaprano, l’unica loro certezza è che governo e regioni non sono stati in grado di rispettarne il primo diritto civile: garantire l’istruzione. I sofisti furono i primi a sostituire la ’paidéia’ (’allevamento di bambini’) con la cultura intesa non come un insieme di conoscenze specifiche ma come la formazione globale dell’individuo nel contesto sociale a cui appartiene. Insegnare ai ragazzi questo online – senza un progetto inattaccabile o uno straccio di euro perché non sia più così all’infinito–, è il peggior paradosso della pandemia.