Martedì 23 Aprile 2024

Poteri speciali per combattere gli eterni mali

Quel che fa male a Roma fa male all’Italia. Potrebbe essere questa la versione aggiornata dell’antico titolo dell’Espresso del 1955 ("Capitale corrotta, Nazione infetta") che torna alla memoria, magari cambiando gli aggettivi, come metafora della dimensione nazionale della città eterna e dei suoi eterni mali.

Quel che accade in queste settimane a Roma non è altro che quello che vi succede da decenni. A volte, nel volgere delle stagioni, cambiano solo nomi e quartieri, ma, a ben vedere, ci troviamo di fronte all’immutato e costante ritorno di ataviche forme di malcostume, come nel caso della gestione, corporativa e consociativa, del ciclo dei rifiuti o del trasporto pubblico o del traffico o dell’urbanistica. E, sia pure con picchi periodici, non è raro trovarsi di fronte a ripetuti atti di criminalità organizzata, come è il caso dei roghi di questa maledetta estate romana.

Eppure, in una sorta di presbiopia interessata e sovente strumentale, la grande politica finisce per non vedere con le lenti giuste quello che è ad essa più vicino, anche in senso fisico. E, dunque, finisce per considerare Roma un affare "locale" e "municipale", salvo che in campagna elettorale.

Quando, al contrario, proprio il riproporsi continuo degli stessi mali e delle stesse tare nella Capitale d’Italia dovrebbe suggerire e avvalorare l’idea che Roma, essendo un caso nazionale, dovrebbe essere assunto come tale dalla politica. Con la conseguenza operativa di attribuire alla città un’organizzazione istituzionale speciale, con poteri straordinari e risorse adeguate. Ma anche con forme e organismi di controllo nazionali con facoltà di azione sostitutiva in tutte le circostanze necessarie. Perché Roma diventi la Capitale del degrado irresponsabile, per il quale tutti si autoassolvono e nessuno paga mai.