Mercoledì 24 Aprile 2024

Potere e denaro. E le istituzioni sono sconfitte

Oggi la corruzione sfrutta meccanismi raffinatissimi, inarrivabili per i biscazzieri da quattro soldi: si pagano tangenti con bonifico bancario, dopo la firma di contratti di consulenza, di collaborazione, di sponsorizzazione, di partnership, di chissà cos’altro. Per questo autorevolezza e indipendenza di istituzioni apparentemente solide sono a rischio

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C'è un che di osceno nella raffigurazione plastica dell’ultimo - ma presto sarà il penultimo - scandalo della corruzione, quello che colpisce le istituzioni europee. E l’osceno sta tutto in quei valigioni pieni di soldi, in quelle borse colme di fruscianti banconote, in quel rivolo di danaro nella piena disponibilità della vicepresidente del parlamento Eva Kaili e dell’ex deputato Antonio Panzeri, l’uomo della Cgil rapidamente convertito alle vacanze a scrocco. È, la loro, la rappresentazione del malaffare alla vecchia maniera, quello che rimanda al pouf zeppo di Bot e Cct di Duilio Poggiolini, alle bustarelle gonfie tardivamente gettate nel cesso da Mario Chiesa. Correva l’anno 1993, e ci perdonerete la digressione, perché oggi tutto sembra - sembra - cambiato.

Inutile e banale sottolineare la contraddizione di chi pubblicamente dibatte sul tetto da imporre per le transazioni in contanti e privatamente se ne infischia; inutile e crudele indugiare sulla coerenza di chi pubblicamente spinge per la totale tracciabilità di ogni spesa e poi vive nella gioia grazie a entrate opache.

Oggi, però, la corruzione sfrutta meccanismi raffinatissimi, inarrivabili per i biscazzieri da quattro soldi: si pagano tangenti con bonifico bancario, dopo la firma di contratti di consulenza, di collaborazione, di sponsorizzazione, di partnership, di chissà cos’altro. E il potere, anzi la potenza, di chi può investire miliardi per un obiettivo è tale da condizionare funzionamento e indipendenza di istituzioni solide solo in apparenza. Allora ritornano, inevitabili, le domande: chi decide? Chi sceglie? Chi indirizza il nostro destino? E, soprattutto: siamo ancora in tempo per scongiurare la crisi della democrazia?