Mercoledì 24 Aprile 2024

Positivi nella troupe Rai dell’Italia Allarme tra Coverciano e Wembley

Il telecronista Rimedio in attesa di un nuovo test. Paura nella bolla degli azzurri, ma i tamponi sono negativi

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di Paolo Franci

C’è la grande amarezza di arrivare in finale e, forse, non poterla ’giocare’. Forse. È quello che è capitato ad Alberto Rimedio, numero 10 dei telecronisti Rai e cantore della straordinaria corsa verso la finale della Nazionale del Mancio in coppia con un altro numero 10, stavolta ex – anche azzurro – del nostro pallone, Antonio Di Gennaro. Eppoi c’è la paura per il Covid-19, che nella sua maledetta variante, la Delta, potrebbe essersi insinuato tra le pieghe delle maglie azzurre. La notizia è rimbalzata, ieri mattina, dai siti ai social, in un tambureggiamento continuo: Alberto Rimedio e due impiegati Rai al seguito della Nazionale sono risultati positivi al test anti-Covid. Piano però, perché in realtà Rimedio è sì risultato positivo, ma al test rapido, che certo è più di un indizio ma non una sentenza di Cassazione. Stamane, il giornalista Rai avrà la risposta, sperando che il test rapido sia stato fasullo.

L’allarme è scattato nella mattinata di ieri quando tre persone della Rai, Rimedio un tecnico e un impiegato – uno dei due e il telecronista sono a Londra – sono risultate positive al test rapido. Mentre il direttore di Raisport Auro Bulbarelli si augura "che la cosa possa rientrare, attendiamo l’esito dei tamponi molecolari", a Coverciano scatta l’allarme e si attivano i protocollo di massima protezione nella bolla azzurra. Sgombrati gli uffici Rai e immediatamente sanificati. Poi, cancellata la conferenza stampa in presenza con Leo Bonucci andata poi in scena in remoto. E non solo, perché la squadra di sanificatori che opera a Coverciano ha ’bombardato’ il media center del quartier generale azzurro e ogni luogo o ufficio frequentato dall’impiegato Rai, un addetto alla logistica per lo spostamento delle squadre della tv di Stato.

La Figc ha chiarito che nessuna delle persone risultate positive ha avuto contatti diretti con i calciatori e lo staff della Nazionale. In ogni caso, sia ieri che oggi la spedizione azzurra – che è in bolla per massima precauzione da tempo e tutti i membri sono vaccinati – ha effettuato i test anti Covid già previsti dai protocolli in vigore e risultati tutti negativi. C’è, invece, grande apprensione per le squadre Rai e i colleghi giornalisti ’costretti’ dalla ferrea volontà dell’Uefa nel voler per forza disputare la final four a Londra, nonostante appelli ed eurobacchettate del premier Draghi e di Angela Merkel. A dispetto dei 27.847 casi di variante Delta registrati giovedì scorso con una media settimanale di 23.664 casi. Gli inglesi si difendono sostenendo che le conseguenze della violenta ondata di contagi siano modestissime se non nulle, al punto che lì, a Londra, il mondo si è ribaltato. E cioè, man mano che il grafico della nuova aggressione del virus si impennava, arrivavano notizie in contromano sul calcio e la final four di Euro2020, fino all’ufficializzazione – incredibile – dei 60mila spettatori presenti a Wembley per semifinali e finale firmata dal governo inglese.

Una decisione di Boris Johnson sulla quale l’Uefa si è spalmata confermando la sede della finale fin troppo rapidamente per non far storcere il naso a chi ha poi pensato a un atteggiamento riconoscente di Ceferin verso BoJo, artefice dell’affondamento della Supelega con la minaccia di sanzioni ai club inglesi. Dice Andrea Crisanti, direttore del dipartimento di Microbiologia dell’Università di Padova, su Radio Cusano Campus: "La Gran Bretagna continua a contare i casi giornalieri e la mortalità è aumentata di 10 volte, quindi non è vero che non succede nulla, parliamoci chiaro. La decisione politica di Johnson è molto pericolosa perché far correre questo virus è molto rischioso, si possono creare nuove varianti più resistenti al vaccino. Questo virus è a un passo da quella situazione perché è un virus a elevata trasmissibilità che è in grado di far ammalare chi ha fatto una sola dose e in piccola parte anche chi ha fatto le due dosi". Eppure domani a Wembley lo stadio sarà pieno. O quasi.