Martedì 23 Aprile 2024

Porta il figlio 13enne in tribunale "È transgender, cambiategli sesso"

Ravenna, la mamma: "L’operazione non prima della maggiore età, quando potrà decidere in libertà". La famiglia chiede anche l’autorizzazione per un nuovo nome. Parere favorevole dalla procura .

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Ravenna, 15 luglio 2020 - A dodici anni non ancora compiuti aveva fatto ’coming out’. Nata all’anagrafe con nome maschile, aveva capito prestissimo di non amare quel corpo e di desiderare con tutta se stessa di essere donna. Un sogno e un destino, quello di una giovanissima ravennate, ora al vaglio del Tribunale civile, cui i genitori della ragazza si sono rivolti con un ricorso nel quale domandano due cose: il cambio del nome e il nulla osta all’intervento chirurgico per cambiare sesso. Questione delicata, che scuote le coscienze.

La storia di questa ragazza transgender aveva già fatto il giro di tutta Italia, anche attraverso partecipazioni a trasmissioni televisive dove assieme alla famiglia portava avanti con coraggio la sua battaglia civile per chiedere una nuova legge per le persone come lei. Eppure non sempre ha potuto vivere la realtà in modo sereno, e il disagio ben presto è diventato sofferenza. Un giorno, capendo di non potersi tenere tutto questo peso dentro di sé, si apre ai genitori, che amorevolmente la sostengono da subito. E ora la decisione di dare una svolta alla propria vita. In aula, con i genitori e l’avvocato, era presente anche uno psicologo, col quale la giovane dovrà intraprendere un percorso prima che venga fissata l’udienza successiva. Il giudice Antonella Allegra ha chiesto anche un parere alla Procura, che non senza coraggio col pm Cristina D’Aniello lo ha rilasciato favorevole, sebbene alcune spigolature sono emerse in riferimento alla tempistica dell’intervento chirurgico, che nel ricorso viene chiesto prima della maggiore età. La madre, tuttavia, precisa che questo "non avverrà prima dei 18 anni, quando mia figlia avrà la giusta maturità per decidere da sé".

Questione più urgente è invece quella del cambio di nome, soprattutto per il disagio vissuto durante gli anni della scuola media. "Siamo sempre stati costretti – spiega la madre – a chiedere ai dirigenti scolastici come favore quello che dovrebbe essere un diritto: che fosse chiamata in classe col suo nome femminile perché l’altro le provoca stress e non lo riconosce. Ma non siamo stati molto fortunati. Il dirigente di terza media addirittura non ci ha mai ricevuti. Tanto che negli ultimi mesi non andava più a scuola, perché si sentiva discriminata. E mia figlia non può essere costretta a spiegare e fare ogni volta ’coming out’".

L’eventuale decisione favorevole del giudice civile toglierebbe tutti dagli imbarazzi. Ad ogni modo a settembre per la giovane transgender si apriranno le porte del liceo. E all’Artistico di Ravenna sembra avere trovato un ambiente più inclusivo. "Mi sono piaciuti molto – spiega la mamma –, quando abbiamo chiesto di potere incontrare i genitori degli altri ragazzi per spiegare la situazione, ci hanno detto che non ce n’era alcun bisogno: "Vostra figlia è uguale a tutti gli altri studenti e non deve spiegare alcunché".

Lorenzo Priviato