Ponte Morandi Genova, distrutta famiglia di Pinerolo. Vacanze finite in tragedia

La rabbia dei parenti: "I funerali di Stato non ci interessano, non è uno spettacolo. Le istituzioni piuttosto devono garantire sicurezza a chi viaggia" L'esercito degli sfollati: "Abbiamo perso tutto" - di EMANUELA ROSI, inviata a Genova La mamma sopravvissuta: "Io e mia figlia salve per un miracolo"

Andrea Vittone con la moglie Claudia Possetti e i due figli Camilla e Manuele

Andrea Vittone con la moglie Claudia Possetti e i due figli Camilla e Manuele

Vivevano a Pinerolo, marito e moglie erano colleghi in un’azienda del Torinese che produce stampi. Si erano sposati a fine luglio, erano tornati da poco dal viaggio di nozze in California. Denise, la sorella di lui, piange, tra dolore e rabbia: «Non c’importa dei funerali di Stato – ripete al telefono –. Non c’importa niente di quel che faranno, tanto non faranno niente lo stesso, tanto non cambierà mai niente. Sa quanti ne dovranno cadere di ponti, prima che qualcuno si svegli?». Lo ripete Nadia, la sorella di Claudia: «Lo Stato non deve pensare ai funerali, deve garantire la sicurezza quando si va per strada. Non è possibile che ragazzi di 13 e 16 anni debbano morire per un ponte in quelle condizioni. I funerali solenni sono solo la spettacolarizzazione di una tragedia. Noi faremo un rito privato sabato a Pinerolo».

LA STORIA / La mamma sopravvissuta: "Io e mia figlia salve per un miracolo"

Il vicesindaco Francesca Costarelli racconta: «Sabato per noi sarà lutto cittadino. I ragazzi facevano atletica, come assessore allo sport li avevo incrociati più volte. Manuele era una promessa della mountain bike». La voce di Nadia s’incrina al telefono. Piange: «Andrea e Claudia si erano sposati il 23 luglio, erano felici. Erano le persone più felici del mondo. Avevano due bambini meravigliosi. Mia sorella li aveva avuti dal primo matrimonio ma lui li amava come fossero suoi». Lui, così discreto che un socio del club fotografico Pipino di Pinerolo confessa su Facebook: «Ciao Andrea, ti ricorderò come quel ragazzone schivo ed educato. Tante volte non ricordavamo il tuo nome, tanta era la tua gentilezza». Non mancava mai, agli appuntamenti del venerdì. Amava fare ritratti, raccontare il suo paese.

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«La casa stamattina era così piena di foto», è disperata la sorella Denise. «Ci siamo visti domenica - racconta e singhiozza -. Camilla voleva riprendere il suo cagnolino, me lo avevano lasciato quando erano partiti per l’America. Era un meticcio, era la mascotte di casa, è morto con loro. Andrea mi ha detto, vediamo a che ora passiamo, siamo ancora scombussolati dal fuso orario. Sapevo che dovevano partire per Sestri. Hanno scelto il giorno sbagliato».