Ponte Morandi Genova, rispunta rapporto di Autostrade. "Attenti, è degradato"

Documento del 2009. L’ad Castellucci: ma non si parlava di pericolo. Tracollo in Borsa: Atlantia perde il 5%, bruciati 1,1 miliardi di capitalizzazione

Soccorritori al lavoro tra le macerie del ponte Morandi (Ansa)

Soccorritori al lavoro tra le macerie del ponte Morandi (Ansa)

Roma, 15 agosto 2018 - Scrissero "dell’intenso degrado" del viadotto Morandi. Della necessità di "manutenzioni continue". Non negarono a prescindere l’eventualità di "una dismissione per inagibilità". Ma alla Società Autostrade non hanno mai creduto che il viadotto potesse crollare e per questo hanno scelto – in attesa del futuribile progetto della Gronda – di continuare a investire e tanto in manutenzione. 

Genova, crolla il ponte Morandi sull'A10: è strage

Quasi conclusi gli interventi sulle barriere di sicurezza iniziati nel 2016, a fine aprile è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale un bando per "retrofitting strutturale" da 20 milioni. La convinzione diffusa era che il ponte non fosse poi così malmesso, e infatti nella Relazione conclusiva del dibattito pubblico, presentata nel 2009, si valutò se dismetterlo ma si decise poi di non farlo. Si scrisse persino che il ponte "potrebbe star su altri cento anni a fronte di una manutenzione ordinaria con costi standard". Non è andata così. 

"Il ponte Morandi – scriveva Autostrade per l’Italia presentando la Gronda di Genova in un rapporto del febbraio/aprile 2009 – costituisce di fatto l’unico collegamento che connette l’Italia peninsulare a est, la Francia meridionale e la Spagna a ovest. Lo svincolo di innesto sull’autostrada per Serravalle, all’estremità est del viadotto, produce quotidianamente, nelle ore di punta, code di autoveicoli e il volume raggiunto dal traffico provoca un intenso degrado della struttura sottoposta a ingenti sollecitazioni". "Il viadotto – si proseguiva – è quindi da anni oggetto di una manutenzione continua. La sua eventuale dismissione per inagibilità o per situazioni temporanee di blocco dovute a incidenti stradali, costituiscono dunque un grave rischio per il traffico regionale". Gli stessi concetti sono stati ripetuti nella relazione di Autostrade per l’Italia del maggio 2011 sull’adeguamento del sistema autostradale. E la fiducia era condivisa al ministero delle Infrastrutture. E quando il 28 aprile 2016 il senatore Maurizio Rossi di Scelta Civica fece una interrogazione al ministro Delrio per denunciare "il cedimento dei giunti del ponte Morandi" non ebbe neppure risposta.    Mentre la procura di Genova predispone un fascicolo per omicidio plurimo e disastro, Autostrade si arrocca a difesa, ma questo non le evita un pesante calo in Borsa: -5,39%, 1,1 miliardi in meno di capitalizzazione. "Non mi risulta che il ponte era pericoloso e andava chiuso. Autostrade per l’Italia ha fatto e continua a fare investimenti", sostiene l’amministratore delegato Giovanni Castellucci. Questa è la linea. "Il crollo – sostiene il direttore del Tronco di Genova di Autostrade, Stefano Marigliani – è per noi qualcosa di inaspettato e imprevisto rispetto all’attività di monitoraggio che veniva fatta sul ponte. Nulla lasciava presagire quanto successo: assolutamente non c’era nessun elemento per considerare il ponte pericoloso". "Questa opera – ha proseguito Marigliani – è soggetta da parte nostra da costante attenzione e cura, utilizziamo strumenti avanzati. Venivano effettuate anche prove riflettometriche per rilevare la situazione all’interno del calcestruzzo: dalle ultime, effettuate ad inizio 2017 non è emerso nulla". Eppure il ponte è crollato.