Genova, il camionista frena sul baratro. "Il ponte Morandi si è sbriciolato davanti a me"

Il racconto di un sopravvissuto: "Ho sentito come un tuono e sono scappato. Sì, mi sento un miracolato" Il momento del crollo del ponte Morandi: video impressionante Genova, il disastro sui siti internazionali Genova, le foto dall'alto

Il camion in bilico sul baratro dopo il crollo del ponte Morandi (Lapresse)

Il camion in bilico sul baratro dopo il crollo del ponte Morandi (Lapresse)

Genova, 15 agosto 2018 - «Ho sentito come un forte tuono e ho visto il ponte Morandi cadere davanti a me. Il traffico era intenso e di conseguenza la velocità era ridotta. Ho avuto la prontezza e la fortuna di frenare appena in tempo, a tre-quattro metri dal baratro. Quindi ho innestato la retromarcia per mettermi in sicurezza e sono uscito di corsa dal camion". F. L., 37 anni, è l’autista italiano che era alla guida di un mezzo della Basko, catena genovese di supermercati, per la quale era stato a fare le consegne mattutine nel Ponente ligure. Ha raccontato così la sua avventura che poteva concludersi in tragedia; lui è salvo, ma ha visto cadere di sotto auto e Tir come fossero fuscelli al vento.

GENOVA VITTIME_33044803_120714   Alle 11,37 percorreva il ‘ponte di Brooklyn’ – come i genovesi chiamano i 1132 metri che sovrastano il torrente Polcevera fra Cornigliano e Sampierdarena – con il camion ormai vuoto; era diretto all’uscita di Genova Bolzaneto, sulla A7 che collega Genova con Milano; alla fine del ponte avrebbe girato a sinistra e in pochi minuti avrebbe raggiunto i magazzini della Basko.

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  L’uomo, sposato e padre di due figli, è dipendente della Damonte Trasporti, l’azienda di logistica che da trent’anni lavora per il gruppo Sogegross, la holding che controlla la Basko. Patrizia Damonte, direttore della logistica dell’azienda familiare, e Giovanni D’Alessandro, direttore generale della Basko, si sono subito messi in contatto con l’autista. Dopo essere sceso dal camion, l’uomo ha camminato a ritroso verso la galleria dalla quale era arrivato convincendo altri automobilisti terrorizzati a tornare indietro. «Il boato – ha detto ancora scosso alle prime persone che lo hanno avvicinato nell’immediatezza della tragedia – è stato assordante, la scena incredibile, pazzesca, che mi si è parata davanti non la dimenticherò mai. Impossibile farlo». Quando sono arrivati i soccorsi, hanno trovato F. L. in preda allo choc, fondamentalmente illeso, ma con una forte paura da superare. «Sono un miracolato», avrebbe detto al medico che gli è corso incontro.    Presentava, secondo i sanitari e paramedici intervenuti che lo hanno visitato sul posto, solo qualche abrasione all’anca e alla spalla, perché probabilmente per accelerare la sua fuga dal camion si è buttato in terra dalla cabina del mezzo, comunque senza conseguenze serie. La cosa più difficile per lui è stata sul momento superare lo choc immediato che sarà però costretto a rivivere quando verrà interrogato dagli inquirenti che sulla sciagura hanno aperto un fascicolo per omicidio colposo plurimo. Lo convocheranno appena possibile e si faranno raccontare quello che ha visto così da vicino, nel tentativo di ricostruire con esattezza quanto accaduto nella tremenda mattinata di ieri. Dopo il primo soccorso sul posto, per F. L. non c’è stato bisogno del ricovero in ospedale ed è stato accompagnato a casa dove l’affetto dei familiari lo protegge dalla curiosità della gente.    Le sue condizioni psicologiche in serata erano decisamente migliorate, anche se quella del 14 agosto 2018 sarà una giornata che gli rimarrà scolpita nella memoria. Il camion è rimasto tutto il giorno a quattro metri dal baratro con i fanalini dello stop accesi, simbolo della tragedia che ha spezzato in due Genova, la Liguria e i collegamenti stradali con la Francia.