Martedì 23 Aprile 2024

Politica estera il primo nodo da sciogliere

Pier Francesco

De Robertis

Se c’è un merito nella difficile – diciamo così – segreteria di Enrico Letta era quello di aver posizionato il Pd dalla parte giusta della barricata nella guerra ucraina. Non fu una scelta scontata perché nel Pd ha da sempre allignato una linea di più o meno marcato "pacifismo", aggettivo nobile per mascherare qualsiasi tipo di fastidio per tutto ciò che proviene dagli Stati Uniti e dai loro alleati "atlantici". Tutto quel variegato mondo che sfila sotto le colorate bandiere dalla "pace", e che nel Pd assume le sembianze delle Laura Boldrini, degli esponenti di Articolo 1 adesso rientrati alla casa madre, e della sinistra interna. È un mondo che nella corsa alle primarie ha sostenuto convintamente Elly Schlein, e che adesso cerca uno sbocco alle proprie posizioni. Un nodo che sta emergendo ancor prima di venire al pettine, e che preoccupa non poco più di un ambiente, di quelli che contano. C’è chi assicura che anche al Quirinale si stia seguendo con attenzione il dossier.

Elly Schlein sul tema è stata molto evasiva e nel suo primo discorso della vittoria ha parlato di tutto meno che di Ucraina, ma la politica estera in tempo di una guerra non è materia per giri di parole. Ogni risposta reticente viene considerata un rifiuto. È possibile che Schlein si ricordi di essere segretaria di un partito il cui 60 per cento degli iscritti ha scelto di preferirle un altro e in cui domenica scorsa alle primarie l’ha votata un decimo dei pur scarsi elettori che a settembre dettero fiducia al Pd, e quindi sull’Ucraina moderi il suo malcelato "pacifismo". Oppure è possibile che imprima al "nuovo Pd" una svolta diversa. D’altra parte, penserà lei, se i dubbi vengono anche da Berlusconi e Salvini può esprimerli un partito di opposizione. In ogni caso il prossimo decreto di invio delle armi a Kiev sarà il primo bivio da affrontare. Senza possibilità di divagare.