Martedì 23 Aprile 2024

Politica e parole I leader non emozionano

Roberto

Pazzi

e scegliessimo i nostri governanti sulla base della loro esperienza di lettori e non sulla base dei loro programmi politici, ci sarebbe assai meno sofferenza sulla terra. Credo che a un potenziale padrone dei nostri destini si dovrebbe domandare, prima di ogni altra cosa, non già quali siano le sue idee in fatto di politica estera, bensì cosa pensi di Stendhal, Dickens, Dostoevskij. Già per il fatto che il pane quotidiano della letteratura è proprio l’umana diversità e perversità, la letteratura si rivela un antidoto sicuro contro tutti i tentativi di dare una soluzione totalitaria, di massa, ai problemi dell’esistenza umana. Come polizza di assicurazione morale, quanto meno, la letteratura dà molto più affidamento che non un sistema religioso o una dottrina filosofica".

Sono le parole pronunciate dal poeta Josif Brodskij nel discorso di accettazione del Nobel per la Letteratura nel 1987. Le rileggevo di recente e oggi le vedo rilanciate, con puntuale efficacia, dalla rivista Pangea. Molto spesso mi sono chiesto la ragione del disagio di ascoltare in tv i nostri candidati che si affannano a imbarcarsi sull’affollata navicella dei collegi elettorali. Tutti protesi a illuminare la corsa alla leadership, mentre le parole che ne illustrano i programmi si fanno sempre più equivalenti, scolorite, dimenticabili. Chi saprebbe ripetere il programma di uno dei duellanti a memoria? Le parole morirebbero sulle labbra, senza volto, senza poesia. Non emozionano. Non toccano l’anima. Tutto si riduce a spettacolarità intorno ai duellanti: Letta contro Meloni, Calenda contro Conte, Renzi contro Letta e Meloni. Sempre più attuale il monito di Musil: "Sostituiscono la grandezza dell’effetto all’effetto della grandezza". Già, dove sono i grandi? I Giolitti, gli Einaudi, i De Gasperi, i Moro, i Berlinguer, i La Malfa? Altri tempi. Sono morti. Non andavano in tv. Ma dai vivi, che oggi vi si precipitano, non spira altrettanta grandezza.