Coronavirus, pochi vaccini: l’Europa apre al russo Sputnik

La Germania pronta a collaborare con Putin per una produzione su vasta scala. Ma prima vuole l’ok dell’agenzia del farmaco

Coronavirus, il vaccino Sputnik (Ansa)

Coronavirus, il vaccino Sputnik (Ansa)

La campagna di vaccinazioni in Italia segna il passo perché scarseggiano le munizioni, ovvero le dosi da somministrare. Ecco perché si guarda allo Sputnik russo, l’arma anti-Covid dello Zar, come a un valido alleato nell’offensiva globale contro il Coronavirus. La pandemia abbatte gli steccati ideologici e fa cadere i pregiudizi. Qui contano i mezzi che ci porteranno velocemente all’immunità di gregge, presupposto per la ripartenza dell’economia. Se Mosca ha messo a punto un prodotto valido, ed è in grado di esportarlo in quantità industriali, perché non dovremmo acquistarlo? Si parte da due presupposti. Primo, il commissario all’emergenza, Domenico Arcuri, ha dichiarato che la prossima settimana la distribuzione dei vaccini Pfizer calerà del 20% e se le dosi disponibili andranno via per i richiami restano meno fiale da destinare alle nuove batterie di candidati al vaccino. Secondo punto: nei Balcani occidentali, in Serbia, accanto al PfizerBioNTech, già si sta affiancando lo Sputnik V e il Sinopharm cinese. Una telefonata tra Angela Merkel e il presidente russo, Vladimir Putin, ha aperto nuovi scenari. La cancelliera tedesca ha manifestato infatti "disponibilità a collaborare alla produzione su vasta scala del vaccino russo", se questo sarà approvato dall’Agenzia europea per i medicinali (Ema). Mosca intanto ha già chiesto il via libera all’ente regolatorio dei farmaci Ue. Ho parlato con il presidente russo del vaccino Sputnik V – ha precisato Merkel in conferenza stampa – e gli ho detto che se vogliamo cooperare, nonostante le divergenze politiche, possiamo farlo in campo umanitario durante la pandemia".

Pfizer e le dosi in ritardo

Questa settimana ci sono stati ritardi sulla consegna delle dosi di vaccini della Pfizer destinate all’Europa, ma dalla prossima settimana, assicura da Bruxelles un portavoce della Commissione sulla base di quanto notificato dalla casa farmaceutica americana, i rifornimenti torneranno al 100% e il gap sarà recuperato entro fine febbraio. Il fattore tempo, nella consegna dei vaccini, è la questione numero uno sul tavolo dei leader europei.

La strategia delle Regioni

Le Regioni si stanno organizzando in modo da ridistribuire i vaccini secondo nuove priorità, nell’ottica della solidarietà. Ieri a Roma si è fatta avanti pure una delegazione dell’Anci, l’Associazione dei comuni italiani, che ha incontrato il commissario straordinario per l’emergenza Covid-19. "Abbiamo ascoltato dalla viva voce di Arcuri la strategia della campagna di vaccinazione – ha dichiarato il presidente dell’Anci, Antonio Decaro – e abbiamo insistito perché la rete dei Comuni sia coinvolta per cogliere il duplice obiettivo della tempestività e della capillarità. Quella dei vaccini è la sfida che ci vede coinvolti tutti".

Caos Astrazeneca 

Sul versante autorizzazioni, per ora, bocche cucite dalla sede dell’Ema ad Amsterdam, dove si sta valutando la documentazione del vaccino AstraZeneca. Se questo fosse approvato anticipando la data calendarizzata di fine mese, approvandolo intanto per la popolazione giovane adulta sulla quale abbiamo dati certi, sarebbe una svolta cruciale. "Sono due le cose che possiamo fare – sintetizza Arcuri in conclusione – fare il tifo affinché sia incrementato il volume dei vaccini disponibili, e aspettare con ansia le conclusioni di Ema il 29 gennaio sul vaccino Astrazeneca, per poi difenderci nelle sedi giuridiche deputate".