Mercoledì 24 Aprile 2024

Pochi e sempre meno protetti Le richieste dei medici "Polizia in ogni ospedale"

Cinquemila aggressioni in corsia nell’ultimo triennio. Ora il vertice col ministro della Salute. Il presidente dei camici bianchi: "Via dai reparti in 8mila. Offese e minacce, così non si lavora".

Pochi e sempre meno protetti  Le richieste dei medici  "Polizia in ogni ospedale"

Pochi e sempre meno protetti Le richieste dei medici "Polizia in ogni ospedale"

di Giovanni Panettiere

L’agguato mortale alla psichiatra di Pisa è l’apice di una spirale di violenza quotidiana non più tollerabile all’interno degli ospedali. Cinquemila aggressioni in corsia, verbali o fisiche, nell’ultimo triennio costituiscono un punto di non ritorno per i medici che adesso chiedono alle istituzioni misure concrete per continuare a salvare vite senza rischiare di perdere le loro.

"Siamo nel pieno di un’emergenza nazionale da affrontare come tale, in tempi rapidi e senza cedimenti – alza la voce Filippo Anelli, presidente della Federazione degli ordini dei medici –. Abbiamo bisogno di posti di polizia in ogni ospedale, anche a costo di coinvolgere l’esercito; serve un rafforzamento del servizio di assistenza sociale nella psichiatria di base; occorre introdurre nei pronto soccorso dei mediatori che diano informazioni e accompagnino i famigliari dei pazienti anche al fine di stemperare possibili tensioni col personale curante". Le richieste finiranno sul tavolo di un prossimo incontro fra Ordine dei medici, federazioni, sindacati e il ministro della Salute, Orazio Schillaci, dichiaratosi disponibile a trovare insieme soluzioni anti-violenza.

Il primo passo in tal senso è la riattivazione domani del tavolo sulla Psichiatria dopo che gli stessi psichiatri hanno denunciato "un progressivo e silenzioso smantellamento" dell’organizzazione dei dipartimenti di Salute mentale, sorta in virtù dell’attuazione della Legge 18078. Quella normativa Basaglia, che ha chiuso i manicomi e regolamentato i trattamenti sanitari obbligatori, e su cui oggi la Lega invoca "un’urgente riflessione".

A quasi dodici anni dall’uccisione a Bari della psichiatra Paola Labriola, per mano di un assistito del servizio territoriale in cui la dottoressa lavorava – un caso che ha di fatto accesso i riflettori sui pericoli per l’incolumità del personale sanitario – non sono certo mancati gli interventi legislativi volti a garantire la sicurezza di medici e infermieri.

Da ultima, la legge 11300 che tra l’altro ha introdotto la procedibilità d’ufficio per i reati di percosse e lesioni personali ai danni dei camici bianchi, nonché la sanzione amministrativa, da 50 a 5mila euro, per pazienti e famigliari colpevoli di violenze, offese o molestie. Negli ultimi mesi poi il Viminale, guidato dal ministro Matteo Piantedosi, ha incrementato del 50% il numero dei presidi di polizia negli ospedali (189 contro 126), concentrando la propria azione soprattutto in quei contesti gravati da disagio sociale e criminalità.

"La legge 11300 va nella giusta direzione, ma, al pari di tutte le norme, necessita di un tempo congruo per dipanare in pieno i suoi effetti – chiarisce Anelli –. Chi deve agire oggi è soprattutto il Viminale: non basta lavorare solo su alcune aree del Paese, i posti di polizia vanno garantiti in tutte le strutture da nord a sud". Proprio su quest’ultimo punto, al netto della reperibilità delle risorse necessarie, potrebbero convergere le ragioni dei medici e quelle del governo. Anche nella prospettiva di frenare la fuga dei camici bianchi dagli ospedali, oltre 8mila professionisti in meno dal 2019 al 2021, secondo l’Anaao-Assomed. Un esodo che, se determinato da più fattori (in primis, ritmi di lavoro incalzanti e buste paga insoddisfacenti), ha una sua correlazione anche con l’incremento degli episodi di violenza nei reparti ai danni dei sanitari.

"Come medici siamo lasciati soli nel rifiutare ai pazienti farmaci, esami e terapie per ragioni di bilancio del Servizio sanitario nazionale – denuncia il presidente della Federazione degli Ordini dei medici –. Lo Stato deve proteggerci". Ieri, a mezzogiorno, tutte le strutture sanitarie pubbliche hanno osservato due minuti di silenzio in onore della psichiatra uccisa. I medici si sono fermati centoventi secondi per scongiurare che un altro di loro si fermi per sempre.