Giovedì 18 Aprile 2024

Poche risorse: non si poteva fare più di così

Marco

Fortis

Alcuni giornali hanno definito la prima manovra finanziaria del governo Meloni come "piccola", altri come

una "manovrina". Non è così.

Le risorse messe in campo per il 2023 sarebbero state anche più che significative, in

tempi normali. Ma la maggior parte di esse è stata destinata a fronteggiare l’emergenza del caro energia. Sicché lo spazio per altri interventi era limitato. E anche quello sul cuneo fiscale, forse il più atteso, ha dovuto fare i conti con le ristrettezze finanziarie.

Se non si vogliono mettere a rischio i conti pubblici di un Paese già molto indebitato come l’Italia, più di così era difficile fare. Si potevano forse adottare scelte diverse, e ognuno al riguardo può avere la sua opinione, ma nel complesso le cifre da spendere erano esigue.

Ed è bene che alcune di esse siano state destinate al sostegno dei ceti più deboli, ai pensionati e alla famiglia. Mentre è tutto da vedere come verrà riformato il reddito di cittadinanza.

Piuttosto, la vera manovra è quella che si giocherà sul campo dell’attuazione del Pnrr. Lì le risorse ci sono, ce le ha date l’Europa, ma sta ora a noi non sprecarle. Dunque, la differenza tra le roboanti promesse elettorali e la realtà è emersa in tutta la sua plasticità nella obbligata e imbarazzante gestazione di questa manovra che, come sottolineato ieri da Raffaele Marmo nel suo commento, non poteva che proseguire "sulle orme di Draghi". Sulle spericolate battaglie di bandiera dei partiti, ha prevalso la prudenza del ministro dell’Economia Giorgetti e della premier Meloni. Che dopo essere diventata il primo presidente del Consiglio italiano donna non aveva alcuna voglia di veder cadere il suo governo dopo poche settimane, immolandolo sull’altare di una

manovra senza copertura seguendo le orme della dimissionaria premier britannica Liz Truss. Molto meglio, decisamente, le orme di Draghi.