"Poca ricerca in Italia e molta superstizione"

La senatrice a vita Elena Cattaneo: "Siamo tra i paesi più restrittivi sulle sperimentazioni animali, ma abbiamo creduto al metodo Stamina"

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di Manuela Marziani

Nel nostro Paese sono nati Leonardo da Vinci, considerato uno dei più grandi geni, e Galileo Galilei, sospettato di eresia, costretto all’abiura delle sue concezioni astronomiche e al confino. Un atteggiamento che secoli dopo sembra non essere cambiato: continuiamo a essere geniali, a fare scoperte eccezionali in ambito scientifico e culturale eppure siamo sempre in bilico tra competenze e superstizione. Il tema è stato trattato ieri nella lectio magistralis con la quale la scienziata e senatrice a vita Elena Cattaneo ha inaugurato nell’aula magna del collegio Ghislieri il Festival del merito organizzato dallo storico collegio fondato oltre 450 anni anni fa da Papa Pio V e che oggi è stato affidato ad Alessandro Maranesi, 36 anni, il più giovane rettore d’Italia.

"L’Italia è un Paese di grandi scuole e grandi intellettuali – ha sottlineato la scienziata –. Da noi sono stati condotti studi che non hanno pari al mondo. Però siamo anche il Paese del metodo Stamina, dei Di Bella, del rifiuto ideologico degli Ogm che invece, se utilizzati bene, eviterebbero di inondare di fitofarmaci le nostre campagne". Elena Cattaneo ha poi aggiunto: "Spesso mi viene la rabbia perché vedo che in ambito politico l’Italia tante volte disconosce le competenze e le eccellenze. Continuiamo a essere il Paese più restrittivo sulle sperimentazioni animali, dimenticandoci che è grazie a questi studi che abbiamo prodotto i vaccini che oggi ci consentono di tornare a vivere".

La senatrice a vita, direttrice del laboratorio di biologia delle cellule staminali e farmacologia delle malattie neurodegenerative dell’Università statale di Milano, ha citato gli esempi di Rita Levi Montalcini e Katalin Karikò (la scienziata ungherese che ha sviluppato le ricerche sull’Rna dal quale sono derivati anche i vaccini anti-Covid, dando un’ulteriore conferma del valore dell’integrazione tra conoscenze mediche e applicazione tecnologiche) per sottolineare che "il merito è anche una questione di moralità, che deve contemplare anche la libertà e le pari opportunità. Il momento più bello e importante per ogni ricercatore è quello in cui può condividere i risultati delle sue conoscenze con tutte le altre persone".

Il Festival del merito, che si concluderà stasera con la lectio magistralis di Romano Prodi, professore emerito di economia e politica industriale all’Università di Bologna e già presidente del Consiglio dei ministri, nasce con l’intenzione di creare una piattaforma che metta al centro questo tema sempre più rilevante e spesso equivocato.

"Ma attenzione ai continui rischi ai quali ogni giorno va incontro la libertà di studio e di ricerche – ha avvertito Elena Cattaneo, concludendo la sua lectio magistralis –. Nel 2021, secondo secondo quanto è stato rilevato nel rapporto ‘Scholars at Risk’, si sono registrati 58 attacchi alle comunità accademiche in 58 Paesi del mondo. Ricordiamoci sempre le vicende di Giulio Regeni, che ha pagato con la vita la sua passione e la sua voglia di agire per un interesse pubblico, e di Patrick Zaky. La libertà, anche negli studi e nella scienza, è uno stato di allerta continua".