Il Po chiede acqua, il Garda dice no. Il fronte della siccità spacca il Nord

Il fiume è in secca e minacciato dal cuneo salino che risale dal mare. Il lago è sotto la media di riempimento

Brescia, 24 giugno 2022 - Da una parte il più grande fiume italiano, il Po, drammaticamente in secca e minacciato dal cuneo salino per effetto della risalita del mar Adriatico, ormai arrivata a oltre 21 chilometri. Dall’altra il più grande lago italiano, il Garda, che da solo rappresenta il 40% delle acque dolci, e che, con un 57,9% di riempimento, è sotto la sua media, sebbene sia il lago meno in sofferenza tra tutti i lombardi. Per questo potrebbe essere un’ancora di salvezza per il Po, ma il condizionale è d’obbligo, perché l’ipotesi che il lago potesse soccorrere il fiume, il suo ecosistema e l’agricoltura ad esso collegata, già ventilata a fine maggio da Meuccio Berselli (segretario dell’Autorità di bacino distrettuale del Po-AdbPo), per ora ha provocato soprattutto una levata di scudi. Con il grande caldo e l’assenza di piogge delle ultime settimane, i nodi sono venuti al pettine.

Il mare invade il Po e lo riempie di acqua salata

Lunedì, dopo la riunione urgente dell’Osservatorio permanente che ha decretato la siccità estrema con severità idrica, si è profilata la richiesta di contributi dai laghi al Po, compreso il Garda, a fronte del quale la Comunità del Garda (presieduta da Maria Stella Gelmini) ha ribadito la sua posizione, per bocca del segretario Ceresa. "Non è che non vogliamo dare acqua al Po, ma ci opponiamo ad un uso smodato e non condiviso, perché il patrimonio di acqua del lago, per qualità e quantità, è il più importante d’Europa: non si devono creare precedenti. Dal lago escono 65 mc/s, ma ne entrano solo 18 dal Sarca: il livello sta scendendo di 1,5 centimetri al giorno. Di questo passo, a fine mese saremo in stato di pre-allarme. Se arrivassimo a 30 centimetri, Navigarda dovrà sospendere la navigazione".

Sul Po si è già arrivati a questo punto: Aipo (Agenzia Interregionale per il fiume Po), da mercoledì ha sconsigliato la navigazione a motore, perché i livelli sono così bassi a far registrare fondali minori di 50 centimetri anche in punti situati all’interno del canale navigabile. Una situazione drammatica, a fronte della quale dal Garda si chiedono che senso abbia "prelevare" dal lago un palliativo.

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2Ci chiedono 20/30 mc al secondo, ma al Po ne servirebbero 300, forse 500. Se daremo qualcosa, sarà un contributo simbolico – evidenzia Ceresa – che per noi però vitale, perché rischiamo di avere problemi per i Comuni delle tre province che si approvvigionano dal lago per uso idropotabile delle popolazioni. E la legge Galli del 1994 è chiara: prima viene la salvaguardia dell’uso umano, poi quello agricolo, quindi idroelettrico e turistico". Ad oggi, il Garda, come gli altri laghi lombardi, rilascia acqua nel Mincio, destinata soprattutto all’agricoltura nella bassa pianura padana: non a caso i consorzi agricoli del Mincio sono in fermento già da qualche settimana per timore di dover rinunciare ad una parte dell’acqua del Garda a favore del Po. Sullo sfondo, la questione turismo: per ora gli alberghi viaggiano a gonfie vele, ma si teme che uno stop alla navigazione possa compromettere la stagione. Negli uffici dell’Autorità di Bacino, le recriminazioni del Garda sono state accolte con un po’ di stupore.

"L’Autorità – fanno sapere – con il bollettino di lunedì e con i provvedimenti conseguenti dell’Osservatorio ha emesso una decisione che richiede che come nel periodo estivo il lago rilasci 70 metri cubi al secondo per gli usi di valle. E inoltre ha chiesto di ridurre il prelievo agricolo del 20% per limitare il rischio di mancanza totale di risorsa a valle. Come sancito infatti dalla delibera stipulata tra la stessa comunità del Garda e Aipo per la regolazione estiva, ovvero 70 mc/s, non di più non di meno. Vista l’attuale criticità, proprio come nei mesi di luglio e agosto, non si spiega la radice stessa del dissenso manifestato". In sostanza, per ora non si chiederebbe un contributo aggiuntivo, ma si manterrebbe la quantità prefissata, dirottando nel Po un 20% della quota del Garda destinata all’agricoltura. Lunedì potrebbe essere la giornata dei chiarimenti: nella sede della Comunità del Garda è infatti convocato un tavolo con AbdPo, Aipo, una rappresentanza dei sindaci della sponda lombarda, veneta e trentina del lago, le utility Ags per Verona, Garda Uno per Brescia.

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