Mercoledì 24 Aprile 2024

Pnrr, lite per le regole Oggi la fiducia sul decreto ma i giudici protestano Meloni: nessun bavaglio

Lo stop al controllo concomitante della Corte dei Conti divide le opposizioni. La premier replica ai magistrati: ho solo prorogato una decisione di Draghi.

di Simone Arminio

"Qui non sono in gioco le funzioni della magistratura contabile. È in gioco la tutela dei cittadini", messa a rischio da un’azione del governo che "genera un clima di deresponsabilizzazione", "indebolisce i presidi di legalità" e fa si che un eventuale danno "resti a carico della collettività". Le parole più dure sul dl Pubblica amministrazione sono scandite, ovviamente, dall’associazione dei magistrati della Corte dei Conti, salita sull’Aventino fin dalla mattina. Arrivano dopo che, in tarda mattinata, il ministro della Pubblica Amministrazione Paolo Zangrillo ha chiesto il voto di fiducia alla Camera, mettendo fine alle discussioni. Quelle ‘disposizioni urgenti per il rafforzamento della capacità amministrativa delle amministrazioni pubbliche’ che da giorni agitano il dibattito politico. Dentro ci sono il rinnovo dello scudo erariale che tutela gli amministratori locali dalla responsabilità nei progetti del Pnrr e l’inibizione del potere di controllo dei giudici contabili. Niente più vigilanza, dunque, e niente più allarmi su ritardi e irregolarità gestionali come quello lanciato un mese fa, quando la Corte aveva certificato e reso noto il "ritardo ormai consolidato" nell’aggiudicazione di alcuni appalti, con relativa polemica politica.

Già la politica. C’entra anche quella, perché ieri, in una Camera desolata al lunedì mattina, insieme alla richiesta di un voto di fiducia è andata in scena anche l’ennesima spaccatura delle opposizioni. Con Pd e M5S sul piede di guerra per la limitazione dell’attività di controllo della Corte dei Conti sull’attività amministrativa e per il voto di fiducia che spazza via la discussione sull’argomento, e il Terzo Polo, invece, in difesa delle scelte dell’Esecutivo. Per Ettore Rosato, Italia Viva, sul Pnrr "esistono delle difficoltà di attuazione anche frutto di una abitudine a burocratizzare anziché semplificare i processi". Dunque ridurre, e alleggerire le verifiche in corso d’opera. Controlli che però, fa notare il Pd con Marco Sarracino, "nella precedente legislatura fu proprio il centrodestra a chiedere di rafforzare", specie quelli della Corte dei Conti. Angelo Bonelli, Verdi-Si, è il più duro: esce dall’aula di Montecitorio urlando all’incostituzionalità e accusando il governo Meloni di volere "attuale il modello Orban".

A rispondere sul tema, in serata, è la stessa premier: "La sinistra è molto in difficoltà – spiega su Rete4 –. Parla di bavaglio e dice che c’è una deriva autoritaria anche se prorogo le norme del governo Draghi. Ma il problema è che c’è una deriva autoritaria, o che se qualcuno viene da destra, e non da sinistra, non ha gli stessi diritti che hanno loro?". Dunque il governo tira dritto. Nel pomeriggio il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti aveva ribadito che in termini di Pnrr "non rinunceremo proprio a niente", e tirato in ballo l’Ue che "ha tutto l’interesse che l’Italia investa e si muova bene". In quest’ottica va letto anche l’incontro che ieri si è tenuto tra il ministro agli Affari Europei e per l’attuazione del Pnrr, Raffaele Fitto, e la presidente del Parlamento Europeo, Roberta Metsola, a Bruxelles. "Abbiamo avuto un proficuo scambio di opinioni sui principali dossier d’attualità dell’agenda europea - ha spiegato il ministro -, e ribadito la comune volontà di collaborare nell’interesse delle istituzioni che rappresentiamo". Oggi si torna in aula. Alle 14 è previsto l’avvio del voto con, entro domani, la fiducia al governo. Quindi l’arrivo in Senato di un testo blindato, salvo sorprese sempre in agguato. Anzi: concomitanti.