Martedì 23 Aprile 2024

Più ansiolitici e meno pillole dell’amore Il lockdown ci ha tolto (anche) la passione

Aumento vertigionoso di matrimoni andati a pezzi: separazioni cresciute del 60%. E il confinamento ha messo in crisi anche le doppie vite

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di Viviana Ponchia

L’armadietto dei medicinali ci dice come siamo cambiati nei mesi della pandemia. Gli avvocati divorzisti fotografano lo stato della famiglia italiana sotto l’urto del Covid. Non sono buone notizie. Consumiamo più ansiolitici e meno pillole dell’amore, un’impennata di separazioni e divorzi ingolfa tribunali spesso chiusi o in ritardo con le pratiche. È come raccogliere sulla spiaggia i resti di un naufragio, il risultato di quello che gli inglesi chiamano ‘the perfect storm’. Per chi non se ne fosse accorto, la tempesta perfetta ha stravolto le nostre vite. Sul comprensibile calo del desiderio strozzato dal lockdown questo giornale si è soffermato nei giorni scorsi. L’Agenzia italiana del farmaco conferma che tra marzo e maggio 2020 c’è stata una riduzione significativa di medicine per la disfunzione erettile e i contraccettivi di emergenza. In compenso sono aumentate le vendite di antidepressivi grazie alla combinazione letale di stress, paura e incertezza economica. In Italia, come nel resto del mondo, viene servito un conto esorbitante per lo stravolgimento di ritmi e abitudini.

In Texas la psicologa Catherine Power-James ha raccolto i sintomi più comuni del malessere emotivo da pandemia, sovrapponibili a quelli della depressione: tristezza, senso di vuoto e di colpa, mancanza di speranza, irrequietezza, rabbia e irritabilità. E ancora, tendenza a evitare gli amici e le cose che una volta davano piacere, cambiamenti nel sonno, nell’appetito, nel peso. L’anima e il corpo chiedono aiuto. La coppia anche. Stando ai dati dell’Associazione nazionale divorzisti italiani nel 2020 si è verificato una crescita del 60% delle separazioni rispetto all’anno precedente. Il presidente Matteo Santini spiega che il sospettato numero uno è la convivenza forzata: "Un conto è condividere i weekend e le sere, un altro passare insieme l’intera giornata con tutti i problemi relativi all’emergenza sanitaria". Terrore di ammalarsi, mancanza di lavoro, figli inchiodati alla didattica a distanza: l’esplosione emotiva e il desiderio di scappare sono quasi scontati anche se a causa del blocco dei tribunali 10mila unioni devono tenersi assieme con la colla (o l’ansiolitico) in attesa di un giudizio provvisorio.

La coppia scoppia per infedeltà, anche virtuale, e atti di violenza domestica (cresciuti del 70%). E perché con il lockdown è diventato più difficile nascondere una doppia vita. Concordano gli avvocati matrimonialisti dell’Ami: vivere sotto lo stesso tetto per tanti mesi ha prodotto situazioni insostenibili, le separazioni non potevano che aumentare. Un trenta per cento in più, precisano, di cui la metà non consensuali. E doppie al Nord rispetto al Sud. Ci si lascia più di prima in Gran Bretagna (122% separazioni in più tra luglio e ottobre 2020 rispetto al stesso periodo nel 2019) ma anche in Cina dove si è sperimentato il lockdown più severo di tutti. Avvocati e terapisti precisano che le ragioni per non stare più insieme non sono cambiate, si sono solo manifestate con urgenza e chiarezza e hanno destabilizzato soprattutto le unioni più recenti, non temprate dall’avere già affrontato insieme gli alti e bassi della vita. E poi c’è l’impatto finanziario del Covid.

Dalla Svezia il sociologo Glenn Sandstrom spiega che il numero di divorzi è sempre cresciuto senza eccezioni nei momenti di crisi a partire dalla Seconda guerra mondiale. La pressione di questa pandemia ha ricordato a tutti che la vita è breve e bisogna scegliere in fretta con chi passarla.