Troppi vantaggi fanno concorrenza sleale: la pizzeria della legalità deve restare chiusa

Succede a Lecco che l’Unione commercianti prenda carta e penna per far sapere ufficialmente che la «pizzeria della legalità» non s’ha da fare: «Non la vogliamo, non così, è concorrenza sleale». Perché «toglierà clienti e sarà più uguale» degli altri di Agnese Pini

La consegna dei locali alla comunità dopo vent’anni

La consegna dei locali alla comunità dopo vent’anni

Lecco, 1 febbraio 2015 - Succede a Lecco che l’Unione commercianti prenda carta e penna per far sapere ufficialmente che la «pizzeria della legalità» non s’ha da fare: «Non la vogliamo, non così, è concorrenza sleale». Perché «toglierà clienti e sarà più uguale» degli altri. Suona quasi incredibile questo colpo di coda di polemiche al veleno su una vicenda già di per sé controversa. È quella che riguarda «Wall Street», evocativo nome del locale gestito dalla ’ndrangheta e diventato poi simbolo di una città finita dritta nella bocca della mafia. Da meno di dieci giorni quel locale aveva trovato la via per il suo riscatto, con la pubblicazione di un bando comunale per la riapertura dell’esercizio con una veste tutta nuova, votata alla «promozione della legalità».

A Lecco ci hanno messo vent’anni di dure battaglie e asfissianti rimpalli burocratici per formulare quel bando e provare a ridare dignità alla «pizzeria della vergogna». Venne sequestrata nel ’94, al culmine di una maxi inchiesta che prese il nome proprio del ristorante in cui, oltre a sfornare pizze e servire mozzarelle in carrozza, si pianificavano affari con strategie criminali di ogni tipo, omicidi compresi. Qui risiedeva il quartiere generale del clan Coco Trovato, con Franco, capo dei capi, che sta scontando l’ergastolo, e il fratello Mario adesso protagonista del processo «Metastasi», accusato di essere il boss della nuova «locale» di ’ndrangheta lecchese.

Passano vent’anni da quel sequestro, e il 21 gennaio scorso sul sito del Comune compare il bando per affidare il progetto «Wall Street Lecco – I sapori e i saperi della legalità». Tutti contenti? Neanche per sogno. A indignarsi e arrabbiarsi ci pensa la Fipe Confcommercio per bocca del suo presidente Marco Caterisano: «È inaccettabile che l’apertura di una “Pizzeria della legalità” vada a danneggiare gli operatori onesti che da anni operano sul territorio! Perché questa operazione tanto sbandierata è concorrenza sleale. La nuova pizzeria avrà vantaggi di partenza inaccettabili. In pratica sarà tutelata e protetta e non avrà rischio d’impresa. A me non sembra una cosa corretta! Sarebbe meglio un uso sociale degli spazi confiscati alla malavita». Da Palazzo fanno sapere che il bando va avanti, malgrado le proteste. Vent’anni di attesa posson bastare.