Giovedì 18 Aprile 2024

Più informatica e meno storia? Che errore

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Giancarlo

Ricci

Il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani è stato chiaro: "Non serve studiare quattro volte le guerre puniche. Per garantire la svolta digitale ed ecologica occorre una cultura tecnica". Detta così sembra quasi che o si studia informatica, ingegneria, fisica e chimica oppure si è destinati alla disoccupazione. Ma non è proprio così. Il manager del domani non è l’iperspecialista nerd e smanettone, ma quello ibrido. Le competenze umanistiche di base sono fondamentali, ma devono essere rielaborate in competenze professionali.

Già nella Firenze del XV secolo i Medici ruppero ogni schema creando forti contaminazioni tra il mondo dell’arte e quello della scienza e le migliori menti dell’epoca generarono in pochi decenni capolavori artistici e innovazioni scientifiche. Il Mit di Boston, per una ricerca sulle auto a guida autonoma ha utilizzato dei filosofi che introducessero categorie etiche per programmare i comportamenti delle vetture. In Italia laureati in filosofia sono stati utilizzati per creare software di gestione di archivi e per classificare il sapere. Insomma, per avere una grande capacità di risposta in un mondo in rapida evoluzione, le competenze tecniche sono sicuramente importanti, ma per fare davvero la differenza devono essere in grado di innestarsi su una preparazione culturale solida e umanistica. Non serve studiare quattro volte le guerre puniche, forse ne bastano un paio. L’importante è non ignorarle del tutto.