Mercoledì 24 Aprile 2024

Più armi pesanti e blindati a Kiev Mosca minaccia rappresaglie

Vertice a Ramstein di 40 Paesi occidentali per fornire un maggiore supporto alle truppe di Zelensky. Il ministro degli esteri russo Lavrov accusa e parla di "rischi considerevoli" di una guerra mondiale

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di Alessandro Farruggia

Uno spettro aleggia per la vecchia Europa. È lo spettro dell’escalation verso un conflitto diretto Nato-Russia, che da giorni si manifesta almeno nelle dichiarazioni e che il Cremlino scientemente agita per cercare di bloccare le consegne di armi all’Ucraina, che, unite alla determinazione dei soldati di Kiev, tanti problemi hanno creato alle truppe russe e ancor più rischiano di crearne nel futuro, visto che ora arrivano anche armi pesanti. Nel vertice di ieri nella base di Ramstein in Germania, convocato dagli Usa, ben 40 Paesi, ben oltre quelli Nato, si sono uniti a Washington per garantire un flusso di armi costante, coordinato a ogni livello proprio in Germania (nel centro di controllo Eucom per l’Ucraina a Stoccarda, presso il quartier generale del comando europeo degli Usa) e massiccio anche nel medio termine. Un flusso di armi che, come ha detto il capo del Pentagono Lloyd Austin, "vuole far vincere Kiev e ridimensionare Mosca". E che registra una "svolta senza precedenti" della Germania: il cancelliere Scholz ha annunciato l’invio di 50 carri armati anti aerei all’Ucraina.

A fare imbufalire il Cremlino è questa presunta "guerra per procura" dell’Occidente e ancor più gli attacchi ucraini sul suolo russo. Londra oltretutto getta benzina sul fuoco con il viceministro alla Difesa James Happey che dichiara alla Bbc: "È interamente legittimo colpire il suolo russo con nostre armi, per colpire i profondità le linee di rifornimento degli invasori". Durissima la replica della portavoce del ministero degli Esteri russo: "Se il governo britannico considera legittimo l’uso da parte di Kiev di armi ricevute dall’Occidente per colpire in territorio russo – replica Maria Zacharova – la Russia potrebbe ritenere altrettanto legittimo prendere di mira quei Paesi i quali trasferiscono all’Ucraina armi". Una rappresaglia simile farebbe scattare l’articolo 5 del trattato Nato, significherebbe lo scontro diretto tra Nato e Russia – almeno convenzionale – ed è una minaccia estrema.

Infatti poco dopo il ministero della Difesa russo, probabilmente in un gioco delle parti, ha emesso una nota più misurata, in cui esclude attacchi su Paesi Nato. "Se la Russia verrà attaccata con armi occidentali – osserva la Difesa russa – le nostre forze armate sono pronte a fornire una risposta proporzionale immediata, attraverso attacchi di rappresaglia con armi di precisione a lungo raggio nei centri decisionali di Kiev, dove si trovano i consiglieri occidentali".

In questo senso – sconfessando la sua stessa portavoce – va anche il ministro degli esteri Lavrov, che l’altroieri aveva ventilato il "rischio concreto" di guerra nucleare, seppur dicendo che la Russia non lo vuole. "Noi – ha detto ieri – siamo per una soluzione negoziata ma se gli occidentali continueranno a inviare armi, difficilmente i negoziati avranno buon esito. In ogni caso non appena le armi entrano in Ucraina, diventano un obiettivo legittimo della Russia". Cosa che i russi dicono da settimane e nessuno mette in dubbio.

La giornata di ieri ha prodotto ben poco sul piano negoziale, con la visita a Mosca del segretario generale dell’Onu. E una transitoria telefonata di Erdogan al presidente russo. Putin non si è mosso di un millimetro dalla sua posizione. "Senza un accordo sulla Crimea e sul Donbass non è possibile firmare garanzie di sicurezza sull’Ucraina", ha detto a Guterres, mollando il contentino di quei colloqui online "che vanno avanti e spero in una soluzione positiva", ma ha rimandato la palla a Kiev, dicendo che "se il vertice di Istanbul è stata una svolta, poi l’approccio ucraino è cambiato in modo radicale". Anche sul massacro di Bucha Putin è rimasto inchiodato sulla versione standard.

Per Guterres, Putin "ha accettato in linea di principio il coinvolgimento dell’Onu e della Croce Rossa nell’evacuazione dei civili che si trovano nell’acciaieria Azovstal", ma è un impegno generico. Dopo aver avuto "una franca discussione" con Lavrov, Guterres ammette che sulla crisi "ci sono posizioni diverse". Ce ne eravamo accorti. Anche senza andare a Mosca.