Pisapia e la mantellina di Ratzinger: "La veste lo intralciava. Così ruppi il protocollo"

L'intervista all'ex sindaco di Milano, che incontrò Benedetto XVI, in occasione di una tre giorni nel giugno 2012

Milano, 2 gennaio 2023 - Giuliano Pisapia, ex sindaco di Milano, ora eurodeputato del Pd, cosa ricorda della tre giorni a Milano di Papa Benedetto XVI nel giugno 2012? "Ho ricordi emozionanti. Milano in quelle giornate era un autentico crocevia di donne, uomini, bambini provenienti da tutto il mondo e ospitati dai milanesi nelle loro case. Anch’io e mia moglie abbiamo ospitato una famiglia francese. Tutta la città era coinvolta, credenti, di fedi diverse, e non credenti. Mi ricordo le scarpe rosse che il Papa aveva quando si è presentato alla Scala per il concerto in suo onore. E non posso dimenticare una sensazione forte che ho provato quando il Papa è arrivato in Duomo. L’impressione che il Papa avesse uno sguardo triste, quasi impaurito quando siamo saliti sul sagrato e improvvisamente, in contrasto con gli accordi tra i cerimoniali, è comparsa – oltre a quella del Papa e alla mia – una terza sedia, immediatamente occupata da monsignor Tarcisio Bertone. Poi, non appena ha guardato la piazza, piena all’inverosimile che pregava e batteva le mani, il suo sguardo è ritornato felice".

Giuliano Pisapia, 73 anni, nel giugno 2012 con papa Ratzinger in Piazza Duomo
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Il 1° giugno, sul sagrato del Duomo, lei mise a posto la mantellina papale che svolazzava per il vento. Un gesto poco protocollare ma molto umano. "Fu un gesto che rompeva il protocollo, ma era necessario: la mantellina sollevata dal vento aveva coperto non solo i fogli, ma anche il microfono del Papa. Guardando la piazza strapiena mi sono accorto che non si sentivano più le parole di Ratzinger. Era come un film muto, e nessuno faceva niente. Ho pensato alle possibili reazioni della sicurezza, ho guardato in alto e ho visto molti militari sui tetti con mitra e fucili, ma ho valutato che fosse meglio correre il rischio di alzarmi e avvicinarmi a lui per il bene della folla. Il Papa gradì questa attenzione e mi ringraziò".

Lei e il Papa nei vostri interventi vi soffermaste sul valore della famiglia che accomuna laici e cattolici. "Nei due discorsi alla base vi era il desiderio del dialogo e confronto. Per parte mia, ben consapevole che su alcuni temi le sue erano posizioni conservatrici. Un duetto invece che un duello, usando un’immagine cara al cardinal Ravasi. Ancora oggi, anche se non sempre, si trova questa disposizione d’animo. Non raramente domina la contrapposizione frontale. Non tanto e non solo sul tema della famiglia. Ed è un peccato".

Da non credente, lei sottolineò che le diversità devono aiutare a rispettare le diversità. Parole ancora attuali? "Sì. Le diversità sono la ricchezza del nostro mondo. Il 1° gennaio di ogni anno a Milano la chiesa cattolica celebra la Giornata mondiale della pace, un appuntamento cui partecipano in Duomo tutti i capi religiosi, con una marcia organizzata dalla Comunità di Sant’Egidio. Nel dialogo tra religioni passa una via per la pace di cui oggi abbiamo un bisogno disperato se solo si pensa all’Ucraina, alle donne in Iran e ai tanti luoghi in cui ancora non si rispettano i diritti e la democrazia".