Pilota, attore, ministro, imprenditore La vita esagerata di Bernard Tapie

È morto a 78 anni l’ex presidente dell’Olympique Marsiglia. Il calcio gli costò una condanna a due anni di carcere

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di Giovanni Serafini

"Ma dove la trovi tanta energia? Qual è il segreto?". Quando gli posi la domanda, Bernard Tapie mi guardò con una luce ironica negli occhi. "Non ci sono segreti. So che non bisogna mai arrendersi, mai fermarsi, mai ascoltare gli altri, mai porsi dei limiti. Io sono una Ferrari senza freni e corro. Finchè c’è benzina, corro".

Adesso per Tapie il carburante è finito. Stroncato da una battaglia contro il cancro che lo ha torturato per cinque anni, è morto ieri mattina nella sua casa parigina di Saint-Germain-des-Près. Penso a quelle conversazioni al bar del "Lutetia", quando stravaccato sul cuoio scuro di una poltrona Chesterfield prometteva indiscrezioni e scoop per il giornale ("Posso riempirti una pagina tutti i giorni"), e mi accorgo di quanto Bernard Tapie fosse davvero un personaggio d’altri tempi, Don Chisciotte e Arsène Lupin, un sentimentale e un cinico, eroe popolare e simpatica canaglia, charmeur implacabile e trafficone inarrestabile. Capo d’azienda, deputato, ministro, editore, cantante, attore, detenuto, presidente di club sportivi… mitterrandiano, chiracchiano, sarkozista, macroniano… cento volte caduto e cento volte risorto come l’Araba Fenice.

"Dava fastidio ma affascinava. Aveva l’ambizione, l’energia e l’entusiasmo per spostare le montagne e conquistare la luna", ha dichiarato commosso il presidente Emmanuel Macron. "Tapie era un attore nato, uno di quelli che bucano lo schermo, un concentrato di Gabin e Belmondo", commenta il regista Claude Lelouch che nel 1996 lo salvò da una grande depressione offrendogli il ruolo di protagonista in "Uomini e donne, istruzioni per l’uso".

Certo Tapie aveva molti nemici, ma il popolo lo idolatrava, paradossalmente nei momenti peggiori, quando da ex miliardario si trovava sul lastrico con la casa sequestrata, i beni pignorati e la prospettiva di finire in galera. Era nato in una famiglia modesta il 26 gennaio 1943 al Bourget, poco lontano da Parigi. Padre idraulico, madre infermiera. Attratto dai simboli del successo – i soldi, le automobili sportive, le belle ragazze esibite come trofei di caccia – capì subito che per fare strada bisogna incantare gli altri: ed eccolo infatti a vent’anni diventare cantante, pilota automobilistico, playboy. Seduce una parrucchiera che per mesi gli taglia i capelli gratis. Esordisce nel mondo degli affari improvvisandosi venditore porta-a-porta, come il Berlusconi degli inizi.

Ha grinta e nessuno scrupolo: acquisisce, spesso al prezzo simbolico di un franco, aziende in difficoltà che risana e rivende. Definito "lo Zorro delle imprese", mette le mani sulle bilance Terraillon, sui prodotti dietetici Vie Claire, sui jeans Wrangler, sulle pile Wonder, sulla Adidas. Lanciatissimo da trasmissioni in TV, irrompe nel mondo dello sport comprando un club ciclistico (che vince due volte il Tour de France con Bernard Hinault) e la squadra di calcio Olympique Marseille, che gli procura gioie (scopre campioni come Papin, Pelé, Deschamps, Desailly, Barthez) e dolori (coinvolto in una storia di corruzione e partite comprate, verrà condannato a due anni di carcere).

Parallela alla vita televisiva e sportiva, quella politica (e anche qui ricorda Berlusconi): deputato socialista nel 1989, leader della gauche alle regionali del 1992, sconfigge Jean-Marie Le Pen nel suo feudo di Marsiglia, trionfa alle europee nel 1994 con l’appoggio di Mitterrand e per due volte diventa ministro della Città.

L’ultimo capitolo della sua vita da leggenda è quello del contenzioso col Crédit Lyonnais (banca pubblica) per la vendita di Adidas: Tapie sostiene di essere stato truffato e ottiene dallo Stato – grazie ad un arbitrato privato deciso dal ministro delle Finanze Christine Lagarde – un rimborso faraonico di 403 milioni di euro. Ne scaturisce una feroce battaglia giudiziaria, non ancora conclusa: condannato a restituire il malloppo, Tapie dichiara di avere già speso tutto (fra l’altro ha comprato il quotidiano La Provence). Nel giugno corso la procura della Repubblica ha chiesto contro di lui una condanna a 5 anni di carcere.