Venerdì 19 Aprile 2024

Pietrostefani, il latitante con la pensione

L’ex terrorista rosso a Parigi è pagato dall’Inps. Lega: stop assegni ai condannati

Giorgio Pietrostefani (Ansa)

Giorgio Pietrostefani (Ansa)

Roma, 31 gennaio 2019 - L'ex terrorista condannato per l’omicidio del commissario Luigi Calabresi, Giorgio Pietrostefani, si gode nel suo buen retiro parigino una pensione Inps da 1.500 euro mensili. La notizia, confermata, esplode in Parlamento e sui social, provocando una raffica di commenti e reazioni indignati. Ma quel che più conta è che anche il governo intende muoversi per mettere fine a quello che viene considerato come l’ennesimo scandalo della latitanza dorata degli ex terroristi degli anni di piombo. Il sottosegretario leghista al Lavoro, Claudio Durigon, avvisa senza mezzi termini che "questo è un problema vero che esiste e che dobbiamo risolvere". 

Come? "Proseguiremo – insiste il numero 2 del ministero di Via Veneto – la strada intrapresa e non conclusa nella scorsa legislatura di revocare la pensione a soggetti condannati per atti di terrorismo, stragi, mafia. Anzi, stiamo valutando la possibilità di una norma specifica da inserire nella legge di conversione del decretone". 

Ma vediamo, nello specifico, il caso della pensione di Pietrostefani. Il fondatore di Lotta Continua, che vive a Parigi da anni, ha 75 anni e dal 2017 può contare su una pensione di vecchiaia dei lavoratori ex Inpdai (il vecchio Istituto dei dirigenti d’azienda confluito nell’Inps): in sostanza, porta a casa circa 1.500 euro mensili. Per ottenere la rendita, oltre ai contributi versati in precedenza in Italia nelle attività che ha svolto, Pietrostefani, dopo aver trovato rifugio in Francia, dal 2000 ha ripreso a versare in quel Paese per gli incarichi ottenuti. Nel 2017, ha chiesto la riunificazione dei contributi presso il nostro Istituto previdenziale, sulla base di una convenzione Italia-Francia che prevede la possibilità, su richiesta dell’interessato, di ottenere una sola pensione da un solo ente. Dunque, di fronte alla domanda, sulla scorta delle leggi attuali, l’Inps non poteva fare altro che liquidare l’assegno mensile. Ma se dalla legittimità si passa al piano sostanziale e politico, lo scandalo di un ex terrorista latitante che ottiene una lauta rendita dall’Italia emerge in tutta la sua evidenza. Tanto più che, per contrasto, la vedova del commissario Calabresi, Gemma Capra, dallo Stato ottiene una pensione di reversibilità di 400 euro mensili. 

La vicenda però, riguarda non solo Calabresi, ma tutti coloro che si trovano nelle sue condizioni. Da qui anche la reazione di parlamentari, come Paolo Grimoldi, deputato della Lega e vice presidente della Commissione Esteri della Camera: "Questa sarebbe un’incredibile beffa che si aggiungerebbe al danno di non poter estradare questo criminale, l’unico dei colpevoli del delitto Calabresi a non aver scontato interamente la pena, se non in una minima parte prima di scappare in Francia". Sulla stessa linea la deputata di Fratelli d’Italia, Maria Cristina Caretta: "Un governo serio non può tollerare una simile vergognosa ingiustizia". 

Un’ingiustizia che, almeno nelle intenzioni del sottosegretario Durigon, dovrà finire presto. Tanto che la volontà è di trasformare in emendamento una proposta di legge approvata dalla Camera nel 2010 e rimasta bloccata al Senato presentata proprio dalla Lega. Nei due articoli si prevede che in caso di condanna per terrorismo, stragi e mafia, il giudice disponga "la sanzione accessoria della revoca delle seguenti prestazioni: indennità di disoccupazione, assegno sociale, pensione sociale e pensione per gli invalidi civili. Con la medesima sentenza il giudice dispone anche la revoca dei trattamenti previdenziali a carico degli enti previdenziali".