Mercoledì 24 Aprile 2024

Roma, rubate pietre d'inciampo in memoria degli ebrei. Liliana Segre: "Vigliacchi"

Indagano i carabinieri. L'Unione Europea lancia il monito: antisemitismo, fenomeno in preoccupante crescita. La condanna del presidente della Camera Fico e della sindaca Raggi

Furto pietre d'inciampo, rilievi dei carabinieri (Nova)

Furto pietre d'inciampo, rilievi dei carabinieri (Nova)

Roma, 10 dicembre 2018 - Strappate dal selciato e sottratte nella notte a Roma le pietre d'inciampo installate in memoria dei cittadini ebrei italiani deportati nei campi di concentramento. Lo denuncia l'Associazione Arte in Memoria. Le pietre divelte e portate via sono 20, dedicate a componenti della famiglia Di Consiglio, ed erano state installate il 9 gennaio del 2012 nel Rione Monti, in via Madonna dei Monti. Si tratta di sampietrini dorati che ricordano il nome di persone di religione ebraica deportate durante le persecuzioni razziali.

Furto aggravato dall'odio razziale. Questo il reato iscritto dalla Procura di Roma, che ha aperto un fascicolo in relazione all'oltraggio alla memoria degli ebrei deportati per via delle targhe rubate la notte scorsa, realizzate dall'artista tedesco Gunter Demnig. Questo procedimento è coordinato dal procuratore aggiunto Francesco Caporale che ha delegato i carabinieri a svolgere le indagini.

Intanto dall'Unione Europea parte un monito per via degli atti di antisemitismo che stanno tornando purtroppo alla ribalta della cronaca. Una ricerca dell'agenzia Ue per i diritti fondamentali ha rivelato che arriva all'81% (+14% sul 2012) la percentuale degli ebrei italiani convinti che l'antisemitismo sia aumentato come fenomeno sociale negli ultimi sei anni.

LE REAZIONI - "Un atto grave. Un oltraggio antisemita. La memoria è e resterà sempre una risorsa civile della nostra società". Così scrive il presidente della Camera Roberto Fico su Twitter: 

"Un gesto talmente vigliacco che non ho parole", commenta la senatrice a vita Liliana Segre. "Sono la presidente delle pietre di inciampo a Milano e trovo che rubare le lapide a persone che non hanno tomba sia un gesto orribile. La pietra si può rimettere tutte le volte che si vuole, ma chi fa un gesto di questo genere lui è irripetibile per se stesso".  "È un attacco inaudito di fascismo e di antisemitismo fatto da gente che non scherza", dichiara Adachiara Zevi, presidente dell'Associazione Arte in Memoria. Le testimonianze applicate sul selciato erano state richieste da Giulia Spizzichino, sopravvissuta alla Shoah, per onorare la memoria della famiglia Di Consiglio, e finanziate dalla Comunità ebraica di Roma. La Spizzichino, scomparsa nel 2016, discendeva infatti dalla famiglia di Mosè e Orabona Di Consiglio, una tra le più perseguitate a Roma, non solo nella razzia al Ghetto del 16 ottobre del 1943, ma anche nella retata del 21 marzo 1944: più di 20 persone vennero deportate ad Auschwitz o trucidate nelle Fosse Ardeatine. Immediata la reazione della sindaca di Roma, Virginia Raggi, che ha stigmatizzato l'accaduto sul suo profilo Twitter.

"È a rischio la nostra democrazia, proprio alla vigilia del Giorno della Memoria. Ma queste pietre continuano a dire la verità a tutti coloro che passano", ha aggiunto da parte sua Adachiara Zevi, che con la sua associazione dal 2012 si occupa dell'installazione delle pietre d'inciampo (a Roma ne sono state collocate circa  duecento). "Il furto delle pietre d'inciampo è un atto grave e preoccupante". Lo afferma su twitter, la presidente della Comunità Ebraica di Roma, Ruth Dureghello, commentando il furto delle pietre di inciampo. "In attesa che le forze dell'ordine facciano luce sulle responsabilità - aggiunge - sia chiaro a tutti che la memoria non si cancella". 

LA STORIA. Le pietre d'inciampo in memoria delle vittime della Shoah sono disseminate per le strade di tutta Europa. Le prime installazioni sono iniziate nel 1995, per iniziativa dell'artista berlinese Gunter Demnig, che ebbe l'idea dopo aver sentito che una donna di Colonia negava la deportazione dalla città di un migliaio di zingari di etnia sinti. Da allora, l'autore ha dato vita a un memoriale diffuso costituito da oltre 60mila pezzi dislocati per le strade di 21 nazioni europee. Egli crea, intitola e depone un sampietrino ricoperto di una piastra di ottone con incisa una dedica nominale (stolpersteine, in tedesco) ogni volta che viene a conoscenza della storia di una vittima delle persecuzioni di matrice nazista. In questo modo lascia un ricordo perpetuo indelebile sul cammino, nei pressi del luogo dove quella persona abitualmente risiedeva. E anche quando per atti vandalici queste lapidi vengono rimosse, puntualmente sono ripristinate nella pavimentazione nel giro di pochi giorni.