"Picco vicino, Milano lo toccherà per prima". Curva Coronavirus: risalita dopo Natale

II medico dell’Humanitas che studia lo sviluppo dell’infezione. "Le restrizioni funzionano, ma abituiamoci ad alti e bassi"

Coronavirus, tanponi alla Fiera del Levante (ImagoE)

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Con le sue ’Pillole di ottimismo’ aiuta gli internauti a sedare l’angoscia da pandemia che assale alle spalle, compulsando i dati di giornata della Protezione civile. Grafici e slide sempre aggiornati, online sul suo blog, hanno proiettato Paolo Spada, di professione chirurgo vascolare all’Humanitas di Milano, nel novero delle star della Rete. L’uomo dei numeri che, dal suo punto di osservazione sul mare magnum del Covid-19, agitato dal duello senza fine fra catastrofisti e negazionisti, vede la bonaccia all’orizzonte, almeno sul versante dei nuovi positivi.

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Bollettino Coronavirus Italia: i contagi Covid del 13 novembre

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Ci stiamo avvicinando al picco dei contagi della seconda ondata?

"Sì, proprio così. Da qualche giorno, confrontando i dati quotidiani dei nuovi positivi su base settimanale, si può notare un calo dell’incremento delle infezioni. Solo un paio di settimane fa era pari al 100%, poi si è scesi progressivamente al 60%, ora siamo attorno al 15 per cento. La curva si sta piano, piano appiattendo, come è normale nell’economia di una qualsiasi epidemia che di per sé conosce una fase esponenziale, seguita da una stabilizzazione e da una flessione, per arrivare al picco e poi scendere".

Diversi epidemiologi considerano possibile il raggiungimento del culmine già fra una quindicina di giorni. Anche la sua analisi muove in questa direzione?

"Può essere che andrà così, ma non credo che sia molto significativo dare una data esatta. La geolocalizzazione dell’infezione è diversificata da regione a regione, meglio ancora, da provincia a provincia. Per questo, considerando anche le chiamate in arrivo al 118 per Covid, in flessione negli ultimi giorni, possiamo pensare che già entro questa settimana o i primi giorni della prossima, province come quella di Milano, e a seguire altre della Lombardia (Monza, Lodi, Pavia, Lecco), arrivino al picco. Altre regioni lo raggiungeranno più tardi. E non sarà un picco brusco come quello di aprile".

Che cosa significa?

"Seguiranno giorni di plateau, avremo una stabilizzazione prima di una flessione più marcata".

Ne beneficeranno gli ospedali in larga parte sotto pressione?

"Non subito, non in contemporanea. Anche se avremo un minor accesso al pronto soccorso, resta da smaltire il pieno dei pazienti Covid ricoverati. Ci vorranno ulteriori settimane prima che le entrate nei reparti siano compensate da altrettante dimissioni".

Inizialmente era stato da più parti preventivato un picco a dicembre inoltrato: come si spiega questa anticipazione temporale?

"Ritengo che sia merito del comportamento accorto delle persone e anche delle misure del governo, che sta lavorando con i piedi ben piantati a terra, diversificando le restrizioni su base territoriale. L’andamento migliore dei nuovi positivi è un effetto delle disposizioni a monte dell’ultimo Dpcm. È lecito pensare che si registrino ulteriori e sensibili miglioramenti di qui a qualche giorno".

Dallo Spallanzani mettono le mani avanti e ipotizzano una terza ondata dopo le festività natalizie...

"Una ripresa è del tutto prevedibile. Passati i giorni di festa, che speriamo, anche alla luce delle misure di contenimento, possano essere trascorsi in maniera più serena per permettere tra l’altro un recupero dell’economia, avremo una risalita moderata dei contagi. Ci dobbiamo abituare, raggiunto il picco, ad ascese e discese nell’andamento dell’infezione".

L’onda dei decessi, invece, continua a crescere: come mai?

"Segue l’andamento di quelle relative ai ricoveri in ospedale e in terapia intensiva, ma con un ritardo e un decorso più lungo rispetto all’onda dei nuovi positivi. Ricordiamoci che, a dispetto di quanto spesso si crede, chi perde la vita per il virus non sono tanto malati in rianimazione quanto piuttosto contagiati ricoverati in reparto da più giorni, spesso due o tre settimane. Pazienti per i quali i medici considerano giustamente, a fronte dell’età e di patologie pregresse, inutile e sproporzionata qualsiasi cura intensiva".

 

 

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