Piazza della Loggia. Svolta dopo 48 anni. "Ecco i due neofascisti che misero la bomba"

La Procura ha chiesto il rinvio a giudizio per Roberto Zorzi e Toffaloni. Attentato durante una manifestazione, morirono otto persone. Decisiva la foto che ritrae uno degli accusati dietro a un uomo in lacrime

Una foto della strage di piazza della Loggia

Una foto della strage di piazza della Loggia

Concorso in strage. La Procura di Brescia ha chiesto il rinvio a giudizio per quelli che ritiene gli autori materiali della strage del 28 maggio 1974 in piazza della Loggia, quando una bomba piazzata in un cestino dei rifiuti nel luogo dove si svolgeva una manfestazione antifascista: morirono otto persone, 102 rimasero ferite. Entrambi giovanissimi all’epoca, entrambi veronesi. Marco Toffaloni e Roberto Zorzi, per la procura bresciana sarebbero gli esecutori, la manovalanza agli ordini di Carlo Maria Maggi, il medico capo di Ordine Nuovo in Veneto, condannato all’ergastolo come ideatore della strage. Nel maggio del 1974 Toffaloni aveva diciassette anni e quindi per lui è competente il Tribunale dei minori. Sia lui che Zorzi (solo omonimo di Delfo Zorzi, altro protagonista della fosca vicenda), all’epoca ventenne, gravitavano nell’orbita di Ordine Nuovo e più in generale in quello della destra eversiva. Per gli inquirenti, che si sono avvalsi di una perizia antropometrica (la verifica dell’identità attraverso l’analisi di immagini e filmati), Toffaloni sarebbe ritratto in una fotografia entrata nella tragedia di piazza della Loggia: quella di Arnaldo Trebeschi, disperato accanto al corpo del fratello Alberto, una delle vittime. Il ragazzo alle sue spalle sarebbe un imberbe Toffaloni.

Le indagini hanno anche verificato che dai registri scolastici quel giorno era assente dal liceo Fracastoro di Verona. Zorzi vive negli Stati Uniti, nello stato di Washington, dove possiede un allevamento di Dobermann a Snohomish a cui ha dato un nome evocativo: Allevamento del Littorio. Toffaloni si è trasferito in Svizzera e ha cambiato nome. A Toffaloni e Zorzi si è arrivati soprattutto attraverso le rivelazioni di Gianpaolo Stimamiglio, padovano trapiantato a Verona, militante negli anni Settanta di Ordine Nuovo e dei Nuclei di Difesa dello Stato, altra organizzazione di estrema destra. Stimamiglio riferisce di una conversazione avvenuta con Toffaloni agli inizi degli anni ‘90, quando l’indagato di oggi gli avrebbe detto: "Anche a Brescia gh’ero mi". E poi: "Son sta mi". Stimamiglio gli chiese se a consegnargli la bomba fosse stati “Roberto”, riferendosi a Roberto Besutti (mantovano, deceduto nel 2012) e Toffaloni rispose: "Sì, certo". Le indagini sono partite da lì. L’ordigno sarebbe stato consegnato a Toffaloni dal suo “maestro” Besutti.

"Da 14 anni non ho più contatti con gente vicina a Ordine Nuovo", disse Toffaloni nel 1989 al giudice istruttore di Bologna che lo ascoltava per le indagini sulle Ronde Pirogene. Quindici anni prima, invece, aveva negato ogni contatto con il movimento. Quanto a Zorzi è sicuramente a Brescia ai funerali di Silvio Ferrari, il 21 aprile 1974, e nello stesso giorno partecipa agli scontri in piazza Mercato. Ferrari era saltato in aria con la sua Vespa in piazza del Mercato. Tra il 28 e il 29 maggio viene fermato nelle indagini sulla strage e rilasciato perché fornisce un alibi: si trovava in un bar. Ma sull’episodio non esistono verbali. Ci sono però due avventori al bar e uno di loro ricorda di avere visto Zorzi con una piantina di Brescia e che Zorzi gli aveva detto di averla utilizzata per andare ai funerali di un amico che era saltato in aria in moto. Ma Zorzi maneggiava la piantina quando Silvio Ferrari era già morto e quando, in base a diversi elementi, avrebbe già dovuto conoscere Brescia. Dagli accertamenti è emerso anche che Zorzi era stato notato a bordo di una Dyane all’estero di un locale bresciano e che aveva frequentato l’università a Trento, città dove era stato anche Toffaloni. Molto credente, "diceva di vedere la Madonna", Zorzi anni fa, secondo intercettazioni, sarebbe stato tentato di rientrare in Italia per il Giubileo.