Venerdì 19 Aprile 2024

Piano vaccini, qualcosa non va La metà dei 60enni è scoperta

La Fondazione Gimbe: "L’ora dei quarantenni? Molti altri lasciati indietro". Consegnato solo un terzo delle dosi

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di Alessandro Farruggia

Oltre 5,6 milioni di persone a elevato rischio di ospedalizzazione sono ancora totalmente scoperte di protezione vaccinale. E la colpa è anche della mancanza dei vaccini. A un mese e mezzo dalla fine del primo semestre 2021 mancano ancora quasi 50 milioni di dosi delle 76,2 milioni di dosi che dovevano arrivare sulla base del contratto europeo. A denunciarlo è la Fondazione Gimbe, nel monitoraggio settimanale indipendente sulla situazione epidemiologica e sull’andamento della campagna vaccinale nel nostro Paese che rispetto alla settimana precedente rileva una diminuzione di nuovi casi (-19%). dei decessi (-15,4%), dei ricoverati con sintomi (-17,8%) e delle terapie intensive (-15,1%).

In questo contesto in miglioramento, ma con milioni di persone a rischio ancora prive di copertura, avviare la vaccinazione degli over 40 rischia di essere – a parte regioni virtuose come l’Alto Adige, la Val d’Aosta, la Lombardia e il Veneto, che han già vaccinato con almeno una dose oltre il 62% dei sessantenni – un azzardo che rischia di ritardare la copertura di fasce di età a ben maggior rischio. Secondo il report di Gimbe, "la copertura degli over 60 è complessivamente insufficiente". "Se solo il 9,9% degli over 80 (439.599) non ha ricevuto neppure una dose – osserva lo studio – la percentuale sale al 25,9% nella fascia 70-79 (1.548.525) e al 49,6% per quella 60-69 anni (3.650.078). Oltre 5,6 milioni di persone a rischio elevato di ospedalizzazione, dunque – evidenzia Gimbe – sono ancora totalmente scoperte dalla protezione vaccinale. "A fronte di percentuali così elevate di over 60 non ancora coperte dalla prima dose – afferma Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe – da un lato si offre alle Regioni di aprire sino ai 40 anni per non rallentare le somministrazioni, dall’altro non si rendono noti i numeri di mancate adesioni e rifiuti selettivi di AstraZeneca, che hanno ‘costretto’ a estendere l’intervallo della seconda dose dei vaccini Pfizer e Moderna sino a 42 giorni con il solo obiettivo di supplire alla carenza di dosi di vaccini a mRna". La situazione è anche frutto – oltre all’inefficienza di alcune regioni che frena le ottime performance di altre – degli scarsi invii.

A un mese e mezzo dalla fine del semestre devono essere ancora consegnate circa 50 milioni di dosi, quasi due terzi di quelle previste dal piano vaccinale. In particolare, al 12 maggio risultano consegnate 27.429.090 dosi, il 36% di quelle previste per il 1° semestre 2021. "Al di là di ritardi e irregolarità delle consegne di AstraZeneca – spiega il presidente Nino Cartabellotta – finora Johnson & Johnson ha consegnato solo briciole e oltre 7 milioni di dosi CureVac restano vincolate ai tempi di approvazione dell’Ema. In altri termini, tenuto conto anche del numero esiguo di dosi di Moderna, la campagna vaccinale in Italia è sempre più Pfizer-dipendente". Se anch arrivassero le 17 milioni di dosi attese a maggio e 20 milioni di dosi a giugno, il semestre si chiuderebbe con 60 milioni di dosi, 16 milioni in meno rispetto alle attese. E va anche sottolineato che non tutte le dosi consegnate sono effettivamente somministrate. Se è ottima la percentuale di Pfizer (89%) e Moderna è salita all’81% e AstraZeneca all’83%, il monodose Johnson & Johnson è al 59%. "Il mancato sprint della campagna vaccinale – osserva Renata Gili, responsabile ricerca sui servizi sanitari della fondazione Gimbe – è influenzato dalla mancata somministrazione di 1.286.041 dosi di AstraZeneca, le cui scorte in frigo oscillano dal 4,7% del Molise al 46% della Sicilia. Tenendo conto che l’uso preferenziale di questo vaccino è negli over 60, è inevitabile che i "no" influenzano la copertura vaccinale degli over 60".

Per questo ora si cerca di compensare con i "bilanciamenti" a favore delle regioni più virtuose che, dopo l’insistenza di alcune regioni a corto di vaccini, hanno avuto il placet del generale Figliuolo. E anche il proliferare degli ’open day’ per AstraZeneca – come quello della Regione Lazio sabato e domenica prossime, andato esaurito in poche ore – serve a smaltire le scorte e a cercare di andare stabilmente sopra la fatidica, promessa quota 500mila vaccinazioni al giorno, superata sinora solo cinque volte.