Piano vaccini, italiani divisi in sei categorie Ecco calendario e tipo di siero per fasce d’età

Dopo gli over 80, priorità a malati cronici, oncologici e obesi. Lo schema Draghi: piattaforma digitale unica, call center e più personale

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di Alessandro Farruggia

Sui vaccini Draghi vuole un cambio di passo. l premier incaricato ha detto alle forze politiche che ha incontrato che "bisogna accelerare la campagna di vaccinazioni", "creare una logistica adeguata e con molto personale in più" e che se l’Ue "sta risolvendo il problema delle dosi mancanti" noi dovremo "aumentare i siti vaccinali", "dare vita a una piattaforma digitale e un call center nazionale" e "dare priorità nella vaccinazione a docenti e studenti". Toccherà al suo esecutivo, che dovrà anche decidere se confermare o meno il commissario Domenico Arcuri.

Tra governo uscente e regioni intanto sale la tensione. Il ministero della Salute ha deciso di aggiornare la strategia vaccinale – pur con il forte rischio che Draghi la modifichi – e la novità più grande è che nella fase due della campagna vaccinale si darà priorità ai più vulnerabili. Ma le Regioni non ci stanno. La Conferenza delle Regioni denuncia "alcune criticità", sottolinea che il piano "risulta in questa fase di difficile applicazione per la carenza delle dosi di vaccino disponibili e per l’ indeterminatezza di alcune indicazioni", sottolinea che "risulta necessario chiarire in maniera più specifica quali sono i target prioritari da vaccinare" e suggerisce di "valutare la possibilità di estendere l’utilizzo del vaccino AstraZeneca anche alla popolazione over 55 in assenza di patologie importanti". E non basta. Le Regioni non sembrano fidarsi proprio della capacità di UE e governo Conte di trovare vaccini e così dopo Veneto e Sicilia anche Emilia Romagna e Friuli hanno annunciato che cercheranno dosi vaccinali autonomamente. "Proprio oggi – ha detto l’assessore alla salute dell’Emilia Romagna, Raffaele Donini – abbiamo dato la disponibilità ad altre Regioni, tra cui il Veneto, di sondare insieme eventuali opportunità di forniture per vaccini anti Covid che dovessero essere disponibili". "Normale che i presidenti di Regione cerchino soluzioni alternative" ha commentato a sorpresa Agostino Miozzo, coordinatore del Cts. Al ministero della Salute hanno accolto con irritazione la notizia che sempre più Regioni cercano di smarcarsi e nel frattempo hanno bloccato l’esame del piano vaccini di Bertolaso,ribadendo la "valenza nazionale" di quello attuale. "E’ incredibile, una scelta poltica" è sbottato il governatore Lombardo Attilio Fontana.

Il nuovo piano vaccinale, replicano dal Ministero, è stato varato perché era ormai indispensabile stabilire le priorità delle fase due. Il nuovo documento stabilisce sei categorie. Nella prima categoria ci sono "le persone, a partire dai 16 anni di età, estremamente vulnerabili, affette da condizioni che per danno d’organo pre-esistente, o che in ragione di una compromissione della risposta immunitaria hanno un rischio particolarmente elevato di sviluppare forme gravi o letali di COVID-19": è una platea di 2.083.609 persone. Nella categoria due rientrano invece i cittadini di età compresa tra 75 e 79 anni, che sono 2.644.013. In categoria tre ci sono tutti coloro che sono tra i 70 e i 74 anni, 3.324.360. In categoria quattro ci sono invece "le persone, a partire dai 16 anni fino ai 69 anni di età, che avrebbero un aumentato rischio clinico se fossero infettate da SARS-CoV-2": si tratta di 5.845.447 persone, soggetti fragili ma molto meno di quelli in categoria uno. In categoria cinque ci sono invece le persone nella fascia di età compresa tra i 55 e i 69 anni e che siano in buone condizioni di salute: sono 11.901.855. Nella sesta e ultima categoria tutti coloro tra i 18 e 54 anni che sono "senza condizioni che aumentano il rischio clinico": le restanti 29.051.793 persone.

Il documento aggiorna anche la stima della potenziali quantità di dosi di vaccino disponibili in Italia nel 2021 e nel 2022, che passano dalle precedenti 202 milioni di dosi a 224 milioni di dosi. Il (grosso) problema è che nel primo trimestre avremo solo la metà delle dosi previste, visto che invece di 28,2 milioni ne avremo solo 14 milioni e 507 mila. Il recupero dovrebbe iniziare dal secondo trimestre dove invece delle originarie 57 milioni di dosi ne dovremmo avere (salvo sorprese) 64 milioni e 506 mila e poi nel terzo trimestre quando invece dei 53,3 milioni di dosi previste ne dovremmo avere 68 milioni, mentre nel quarto raddoppieremo da 14 a 28,2 milioni.