di Giovanni Bogani La risata è forte. È quella che conosci. Una risata che metteva allegria, piena di vita. Come sta, Athina Cenci? "Ahahah! Come sto? Bene. Abbastanza bene. Piano piano. Piano piano". Sarà il suo mantra, nel corso dell’intervista. Piano piano? "Piano piano. La vita ricomincia, piano piano. A volte mi stanco. Devo fare piano piano". Piano piano, Athina racconta la sua rinascita, il suo ritorno dal paese del silenzio. L’anima femminile del trio comico I Giancattivi, Athina, nome da divinità greca: nata nel Dodecaneso, da una famiglia italiana, all’indomani della fine della Seconda guerra mondiale, nel 1946. Cresce artisticamente fra Prato e Firenze, fra il Metastasio e il più “politico“ teatro di Rifredi. Lì, nel 1972, nacquero i Giancattivi, con lei, Alessandro Benvenuti e Paolo Nativi. Giancattivi come "iam captivi", il nome degli schiavi liberati nell’antica Roma. È il regista Enzo Trapani a proporre loro una trasmissione in Rai. E loro, in quegli anni, neanche possedevano un televisore. Athina, in questi giorni si compiono cinquant’anni dalla nascita dei Giancattivi. Che cosa ricorda? "Tutto. I primi anni, con Alessandro Benvenuti e con Paolo Nativi. Lavoravamo tanto, senza fermarci mai, facevamo tanti spettacoli. Poi Paolo si ammalò, e in pochi mesi fu portato via da una malattia. Lavorammo con Franco Di Francescantonio, con Antonio Catalano. E poi venne un ragazzo giovane, pieno di voglia di fare: Francesco Nuti". E venne la televisione: Non Stop, trasmissione che portava in tv tutti i comici emergenti: Massimo Troisi con La smorfia, Carlo Verdone. E voi. "Ahahah! È vero. Poi facemmo il film. Con quel titolo bellissimo". Ad Ovest di Paperino: dove Paperino non è il personaggio a fumetti, ma un quartiere di Prato. "Fu anche l’ultima cosa che facemmo tutti e tre insieme". Era il 1981. Francesco Nuti abbandona il gruppo e girerà i suoi film, tra ...
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