Più arguti e creativi: la riscossa dei mancini

Da discriminati a invidiati per il loro talento, domani è la festa dei sinistri. Nel club campioni come Maradona e geni alla Leonardo.

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Da mano del diavolo a risorsa da tutelare. La sinistra si prende la sua rivincita. Dopo secoli passati a nascondersi, a lottare con le forbici, i pela patate e le corde della chitarra, i mancini sono diventati una minoranza da invidiare. Perché sono potenzialmente artisti (Leonardo da Vinci e Vincent Van Gogh), maestri nell’arte oratoria (Barack Obama), sportivi eccelsi (Ayrton Senna, Valentino Rossi e Martina Navratilova), più intelligenti della media e alla fine più ricchi (Bill Gates).

Lode dunque all’imperfetto (mancino viene dal latino mancus, qualcosa di carente e sbagliato). Domani è la loro giornata, una ricorrenza istituita nel 1992 dal Club lefthanders international per sensibilizzare tutti gli altri sulla fatica di destreggiarsi – scherzi dell’etimologia – fra mouse, tastiere, lavelli e apriscastole montati dalla parte sbagliata. Un retaggio medievale li considerava figli del demonio, ma c’è in giro ancora tanta gente traumatizzata dalla maestra delle elementari che 40 anni fa li obbligava a scrivere con la destra senza sapere che avrebbe tarpato le ali a una futura Lady Gaga o a Steve Jobs. Crudeltà imperdonabile.

Un mancino corretto da adulto ha problemi percettivi e nel migliore dei casi guida malissimo. Perché forse è lui, non l’apricastole, a essere montato in maniera particolare. Quell’inesauribile miniera di curiosità che è Focus svela che già nell’utero, alla decima settimana di gestazione, il 90% dei feti muove di più il braccio destro del sinistro. E da quando inizia a succhiarsi il pollice solo il 10% preferisce il sinistro, stessa proporzione che si osserva tra gli adulti. Dunque 90% destrimani e 10% mancini? Non dappertutto. Il maggior numero di mancini stanno in Gran Bretagna, Olanda e Belgio, scarseggiano invece in India, Cina e Giappone.

Chi non si domanda perché ha in premio un’altra curiosità: esaminando cinque millenni di rappresentazioni artistiche di attività manuali (dalla scrittura al lancio di giavellotti), è saltato fuori che in circa l’8% delle raffigurazioni è presente un mancino. Non basta? Tra le frecce nella faretra di Ötzi, l’uomo vissuto 5mila anni fa e ritrovato tra i ghiacci delle Alpi Venoste, una era stata preparata con la mano sinistra. Finita la caccia alle streghe, tutti concordano ormai sul fatto che i mancini sono più dotati dal punto di vista creativo e intellettivo e portano come esempio eccellentissimo Albert Einstein, che però scriveva con la destra per colpa di una maestra d’asilo paranoica.

Il motivo sarebbe il maggior utilizzo dell’emisfero destro del cervello, dove hanno sede le capacità visuali e spaziali, che governa non solo la mano ma tutta la parte sinistra del corpo. Napoleone, Kurt Kobain, Jimi Hendrix e Paul McCartney ringraziano con Charlie Chaplin, Mark Zuckerberg, Maradona e Neil Armstrong. A differenza dei destrimani il loro cervello mette il turbo e usa entrambi gli emisferi prima di aprire bocca, di qui le raffinate capacità nell’elaborazione del linguaggio. La loro intelligenza è più fluida.

La brutta notizia per ultima. I mancini muoiono in media almeno nove anni prima degli altri: mentre la vita media della popolazione americana si aggira intorno ai 75 anni, loro non vanno oltre i 66. Ottantenni mancini raramente pervenuti. Ma domani è la loro giornata, perché rovinarla.