Mercoledì 24 Aprile 2024

Petrolio, clan e soldi da riciclare In manette l’ereditiera popstar

Arrestata Ana Bettz, vedova del petroliere Di Cesare. Sequestrato un miliardo. Spuntano soldi a Gabriel Garko

di Nino Femiani

Secondo l’accusa è la "capa", o meglio l’amministratrice delegata della "Petrolmafie spa". Lei è Anna Bettozzi, meglio conosciuta con il nome d’arte di Ana Bettz, 63 anni, vedova del petroliere Sergio Di Cesare, un passato da cantante: "Ho duettato con Dionne Warwick, Cher e Peter Gabriel sono miei grandi amici". È lei il centro di un’indagine che porta a 71 misure cautelari (soggetti accusati a vario titolo di associazione di tipo mafioso, riciclaggio e frode fiscale di prodotti petroliferi) firmate dai procuratori di Napoli, Roma, Catanzaro e Reggio Calabria, quattro filoni distinti per tagliare i fili che ‘ndrangheta dei Mancuso e camorra del clan Moccia avevano stretto intorno al settore della raffinazione petrolifera e dell’approvvigionamento di greggio kazako. Ieri in serata la donna è stata portata in ospedale dopo un malore.

Bettz è amministratrice di fatto della "Made Petrol Italia", sequestrati pertanto anche gli impianti della società oltre a immobili, società e denaro contante per un valore di circa un miliardo di euro. Romana, laureata in sociologia, reginetta della vendita immobiliare, Bettozzi era finita nel gennaio del 1999 in cronaca nera dopo una rapina nella sua villa sull’Appia Antica. Nell’agosto 2007 tornò a fare notizia dopo aver ospitato l’allora premier Silvio Berlusconi nella sua villa di Porto Rotondo per una festa. Nel 2019 la donna era stata fermata mentre cercava di passare il confine a Ventimiglia con la sua Rolls Royce, per recarsi al Festival del Cinema: nel bagagliaio 300 mila euro in contanti. Secondo le accuse, Bettz e la figlia Virginia Di Cesare (ai domiciliari) avrebbero promosso "un’associazione a delinquere" mafiosa per raggirare il fisco.

Le due riciclavano e corrompevano, servendosi – sostengono i pm – di denaro sporco. Gli inquirenti hanno scoperto omessi versamenti al fisco per 185 milioni. Il denaro sarebbe poi stato riciclato in attività commerciali, immobili e testimonial: come nel marzo 2019 quando furono versati 250 mila euro, di cui 150 mila in contanti, all’attore Gabriel Garko, per uno spot della Maxpetroli (così si chiamava prima l’azienda di famiglia).

In un’intercettazione, il popolare attore – non risulta tra gli indagati – parla con l’ex cantante delle modalità di pagamento. "Il cash prima del contratto", ammonisce Garko. Ecco uno stralcio della conversazione. "Si era parlato del contratto in un certo modo… poi a me è arrivato un contratto fatto in un altro…", dice l’attore campione di ascolti con "L’onore e il rispetto". "Scusa…noi abbiamo stabilito 250… 50 te li ho dati, ne rimangono 200…". "100 in nero e 100 fatturato…sul contratto va messo solo il fatturato!". "Va messo solo 100?". "E il cash prima del contratto!".

Gli investigatori sono risaliti anche a un altro nome, centrale nell’indagine: Alberto Coppola, un uomo che era riuscito, tramite il cugino Moccia, a far decollare i bilanci di Maxpetroli. "Il clan – spiega il generale Gabriele Failla, comandante della Guardia di Finanza di Napoli – aveva cominciato a riciclare i soldi tramite quella società, che con quel flusso di denaro aveva generato altri profitti. Nel giro di tre anni il fatturato si era moltiplicato". Passando da 9 milioni nel 2016 a 370 milioni nel 2018. Ma il rapporto tra Coppola e Bettz è spesso burrascoso: "Alberto io non sono abituata così! Perdonami, io ho soci – millanta lei – che si chiamano Tronchetti Provera e Silvio Berlusconi". Ma in un’altra intercettazione confida: "Ah Piè, io dietro c’ho la camorra!".